Passeggiando nella nostra mattinata libera, ieri discutevo con il mio libraio-consorte (d'ora in poi LC) della brutta situazione dell'editoria torinese. Più che brutta. Quasi inesistente, almeno rispetto agli editori medio-grandi, tutti decollati per altri lidi, vuoi per scelta vuoi, soprattutto, per cambi di proprietà.
Dalla sorte degli editori, a quello delle librerie a quello del libro, il passo è purtroppo molto breve. Avendone ormai parlato infinite volte, LC e io ci siamo sforzati di esplorare qualche altro aspetto della questione, oltre a quella inevitabile: le librerie indipendenti vanno scomparendo per mancanza di lettori e, benché sempre meno, noi librai siamo sempre troppi a dividerci una torta ormai delle dimensioni di una crostatina del Mulino Bianco. Punto.
«Non c'è ricambio generazionale», dicono gli addetti di settore. «Vero», probabilmente. Ma proviamo a immaginare che le file dei grandilettori non si assottiglino soltanto per colpa di una fisiologica dipartita, ipotizziamo invece che il profilo del lettore più giovane cambi. In che direzione? Con quali conseguenze per la lettura?
LC - C'è il libro elettronico (Cybook Gen 3) che consente di caricare un libro in acrobat e di visionarlo a piacere.
Io - Giusto. Un'altra forma di libro, in poche parole. E l'ingombro? E il peso?
LC - E portarsi dietro Guerra e pace o Harry Potter 5?
Io - Giusto.
LC- E poi la tecnologia evolve, il Cybook diventerà più leggero e maneggevole...
Io - E l'esperienza tattile del libro? Il piacere di toccare la carta, di annusarla? di annotare a margine?
LC - E il risparmio, invece? Diversi editori stranieri mettono già in rete i loro testi: 15 euro il libro, 5 euro il testo elettronico da scaricare.
Io - Be'... Però leggere non sarebbe più la stessa cosa. Prendere in mano un nostro vecchio libro è un'esperienza unica, intrisa di ricordi: quando ho visto la copertina per la prima volta, quando lo leggevo alla fermata del tram, il peso di questo particolare volume fra le mani...
LC - Vero. Anche quando compravo gli LP cominciavo a sceglierli dalla copertina...
Io - disegnata da fior di artisti, a volte...
LC - Sì. E c'era tutto un paratesto, le liriche, il colore della fodera interna... Mi mancano. Ma poi mi sono abituato benissimo ai CD e alle loro confezioni piccine, e chi scarica in rete risparmiando un sacco di soldi non sente mica tanto la mancanza di quei ricordi e di quelle esperienze...
Io - Perché magari non le ha mai nemmeno fatte per ragioni di età. Ok, ho capito il punto. Però... Senti: secoli fa i libri erano soprattutto letti ad alta voce. Per necessità, dato l'altro numero di analfabeti. Però la lettura ad alta voce conferiva al testo un valore aggiunto emotivo (e forse gliene toglieva un altro: la lettura intima, individuale, non so), un valore ancora oggi riconosciuto. I miei alunni non leggono le cose ad alta voce, se non sono costretti da noi docenti, perché alcuni di loro faticano ancora a leggere speditamente. Però quando annuncio "vi faccio assaggiare questo racconto/romanzo", si mettono in posizione d'ascolto. Io li guardo, mentre leggo, e vedo che provano piacere ad ascoltare qualcuno che legge senza inciampi, che recita un po' per loro. Eppure fino a un minuto prima non sentivano la mancanza di un'esperienza che non fanno quasi mai. Se cancelli certe modalità di esperienza alla fine nessuno ne sentirà più la mancanza, ma la vita di tutti avrà perso qualcosa.
Ma forse no, e le mie (le nostre) sono soltanto nostalgie da vecchi lettori, abituati alla carta, all'inchiostro, a infilare un segnalibro nel libro e qualche volta a fare le orecchie alle pagine, in mancanza d'altro. Forse con uno sforzo potremmo evolvere anche noi, rinunciare al contatto rassicurante e ridurre un libro alla sua essenza: un lungo flusso di parole scelte più o meno accortamente, più o meno capaci di evocare la vita, il reale.
Che proprio io, biologa/naturalista per formazione, mi schieri contro l'evoluzione, sia pure culturale e tecnologica?
Al momento fluttuo tra tutto il mio passato e un futuro che ancora non c'è, tra l'amore (non soltanto riflesso) per la professione del libraio e la mia lunga intimità con il libro come strumento di lavoro da una parte, e dall'altra la curiosità verso le nuove tecnologie che alla fine mi hanno sempre arricchito di esperienza.
Dalla sorte degli editori, a quello delle librerie a quello del libro, il passo è purtroppo molto breve. Avendone ormai parlato infinite volte, LC e io ci siamo sforzati di esplorare qualche altro aspetto della questione, oltre a quella inevitabile: le librerie indipendenti vanno scomparendo per mancanza di lettori e, benché sempre meno, noi librai siamo sempre troppi a dividerci una torta ormai delle dimensioni di una crostatina del Mulino Bianco. Punto.
«Non c'è ricambio generazionale», dicono gli addetti di settore. «Vero», probabilmente. Ma proviamo a immaginare che le file dei grandilettori non si assottiglino soltanto per colpa di una fisiologica dipartita, ipotizziamo invece che il profilo del lettore più giovane cambi. In che direzione? Con quali conseguenze per la lettura?
LC - C'è il libro elettronico (Cybook Gen 3) che consente di caricare un libro in acrobat e di visionarlo a piacere.
Io - Giusto. Un'altra forma di libro, in poche parole. E l'ingombro? E il peso?
LC - E portarsi dietro Guerra e pace o Harry Potter 5?
Io - Giusto.
LC- E poi la tecnologia evolve, il Cybook diventerà più leggero e maneggevole...
Io - E l'esperienza tattile del libro? Il piacere di toccare la carta, di annusarla? di annotare a margine?
LC - E il risparmio, invece? Diversi editori stranieri mettono già in rete i loro testi: 15 euro il libro, 5 euro il testo elettronico da scaricare.
Io - Be'... Però leggere non sarebbe più la stessa cosa. Prendere in mano un nostro vecchio libro è un'esperienza unica, intrisa di ricordi: quando ho visto la copertina per la prima volta, quando lo leggevo alla fermata del tram, il peso di questo particolare volume fra le mani...
LC - Vero. Anche quando compravo gli LP cominciavo a sceglierli dalla copertina...
Io - disegnata da fior di artisti, a volte...
LC - Sì. E c'era tutto un paratesto, le liriche, il colore della fodera interna... Mi mancano. Ma poi mi sono abituato benissimo ai CD e alle loro confezioni piccine, e chi scarica in rete risparmiando un sacco di soldi non sente mica tanto la mancanza di quei ricordi e di quelle esperienze...
Io - Perché magari non le ha mai nemmeno fatte per ragioni di età. Ok, ho capito il punto. Però... Senti: secoli fa i libri erano soprattutto letti ad alta voce. Per necessità, dato l'altro numero di analfabeti. Però la lettura ad alta voce conferiva al testo un valore aggiunto emotivo (e forse gliene toglieva un altro: la lettura intima, individuale, non so), un valore ancora oggi riconosciuto. I miei alunni non leggono le cose ad alta voce, se non sono costretti da noi docenti, perché alcuni di loro faticano ancora a leggere speditamente. Però quando annuncio "vi faccio assaggiare questo racconto/romanzo", si mettono in posizione d'ascolto. Io li guardo, mentre leggo, e vedo che provano piacere ad ascoltare qualcuno che legge senza inciampi, che recita un po' per loro. Eppure fino a un minuto prima non sentivano la mancanza di un'esperienza che non fanno quasi mai. Se cancelli certe modalità di esperienza alla fine nessuno ne sentirà più la mancanza, ma la vita di tutti avrà perso qualcosa.
Ma forse no, e le mie (le nostre) sono soltanto nostalgie da vecchi lettori, abituati alla carta, all'inchiostro, a infilare un segnalibro nel libro e qualche volta a fare le orecchie alle pagine, in mancanza d'altro. Forse con uno sforzo potremmo evolvere anche noi, rinunciare al contatto rassicurante e ridurre un libro alla sua essenza: un lungo flusso di parole scelte più o meno accortamente, più o meno capaci di evocare la vita, il reale.
Che proprio io, biologa/naturalista per formazione, mi schieri contro l'evoluzione, sia pure culturale e tecnologica?
Al momento fluttuo tra tutto il mio passato e un futuro che ancora non c'è, tra l'amore (non soltanto riflesso) per la professione del libraio e la mia lunga intimità con il libro come strumento di lavoro da una parte, e dall'altra la curiosità verso le nuove tecnologie che alla fine mi hanno sempre arricchito di esperienza.
2 commenti:
Io, l'ho già detto in una discussione analoga, sono tutta per l'e-book. Non ho tanti feticismi per il libro in quanto tale, odore, tatto ecc, anche perché il libro invecchia e non tanto bene. Aspetto solo che l'oggetto in questione diventi davvero comodo e economico. I libri cartacei li amo, ne compro tantissimi, ma mi fanno anche paura, mi tolgono spazio vitale, mi soffocano, sono impenetrabili e polverosi. Sto sbaraccando casa e per la prima volta mi libero di tantissimi libri che finora ho conservato con venerazione. Ora mi chiedo: sei indispensabile? e quasi di nessuno, ahimé, posso dire che lo è. Poi, quando avrò finito, visto che la coerenza non è il mio forte, la felicità sarà poter ricominciare a comprare libri senza sensi di colpa né di soffocamento. Però penso che chi vedrà l'era del libro elettronico avrà vita più facile e case più sgombre. Quanto alla lettura a alta voce: chi impedisce di farla da un e-book? E la memoria sarà legata alla prima immagine sullo schermo, ecc ecc. Peccato che non sarà né domani né dopodomani. Intanto, butto via (regalo)senza vergogna scatole e scatole di libri.
Sono tentata di darti ragione. In fondo sto sostituendo senza remore i CD con i file sull'IPOD, le videocassette registrate in tanti anni con i file su PC... A essere onesta non sono nemmeno una fanatica del suono del vinile, quindi perché fare tante storie con i libri?
Una delle risposte possibili è contenuta in un raccontino di Isaac Asimov, nel quale si ipotizzava che le nuove tecnologie future producessero ogni sorta di software di scrittura. Un futuro immaginato negli anni Sessanta, credo, ma per questi aspetti abbastanza simile al nostro, con PC, palmari, cellulari ecc. Poi qualcuno, stufo di trascinarsi dietro tanta ferraglia, sia pure sempre più portatile e miniaturizzata, faceva un'invenzione straordinaria: la bic. Un tubicino pieno d'inchiostro e fornito di cappuccio, che lascia una traccia indelebile su lastrine sottilissime e flessibili indistinguibili dai nostri fogli di carta. In caso di guasto basta averne un'altra in tasca, non richiede altre forme di energia oltre a quella muscolare.
Che vuoi, per me un tascabile resta la forma più semplice, economica, e leggera di supporto di lettura. Ma...
Un'altra risposta è la mancanza di controllo di qualità del prodotto on line (messo in rete da chiunque a prezzi irrisori). Ma si potrebbe parlare di Internet libertario e ovviare comunque al problema.
In conclusione sono un vecchio arnese della reazione. Ma sto imparando a regalare i libri. E senza nemmeno sentirmi troppo colpevole: li passo ad amici di mia figlia interessati (ce ne sono ancora, ed è un'ebbrezza “scambiarsi” pareri e librame) e poi “dimentico” di richiederli indietro. Loro sono più flessibili, integreranno carta e file senza problemi.
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