In queste settimane ho vissuto due esperienze irripetibili. Accostarle mi turba e può sembrare una dimostrazione di cattivo gusto e di scarsa sensibilità. Eppure sono profondamente legate nella mia mente, e non credo che potrò ricordarne una senza pensare immediatamente all’altra.
Si tratta della morte di mia madre e della pubblicazione del mio primo libro; in comune, oltre alla coincidenza dei tempi, hanno soltanto due cose: la prima è proprio l’irripetibilità che mi ha costretta a fare, in maniera diversa ma non tanto quanto avrei creduto, un bilancio di ciò che sono, che sono diventata, che vorrei continuare a essere o cambiare, a pensare al presente e al futuro, insomma.
L’altro aspetto che le accomuna è più sfumato, più difficile da afferrare e ha a che fare con le dimostrazioni di attenzione, di stima, di affetto che ho ricevuto nelle due circostanze, da persone che mi conoscono personalmente e che vedo spesso, da altre con cui ho da anni legami di scrittura e lettura, e da persone che avevo perso di vista da tempo e che ho (o mi hanno) ritrovato.
Le mail e le parole che ho letto e ascoltato in quest’ultimo mese… be', io non credevo di avere intorno gente che mi osservava e mi pensava così. Con attenzione, buoni ricordi, curiosità gentile. Con cura. Che mi conosceva almeno tanto da trovare in entrambi i casi parole giuste, sguardo lungo, orecchie attente. E discrezione.
Gente, io tendo a viaggiare leggera, in questo accomunata alla protagonista del mio libro. Che io abbia i cassetti pieni di carabattole e lei sparga ai quattro venti gli oggetti che l’hanno accompagnata per un tratto di strada non fa differenza. La questione è la (s)fiducia, l’eccessiva cautela, la tentazione di vivere, come dire, di profilo, per non scoprirsi, immagino.
In questi giorni, leggendo le vostre mail e ascoltandovi, guardandovi in faccia mentre dicevate mi dispiace o parlavate delle atmosfere di Sarà ieri, ho fatto un po’ di conti. E mi è venuto il dubbio di aver profuso tempo ed energie a proteggermi mentre avrei fatto meglio a spenderle… mah, fidandomi, ridendo di più forse, superando diffidenze e sensi di colpa invece di ignorarli.
Forse è giunto il tempo di riporre la valigia non in cima all’armadio, dove metafo- ricamente se ne sta sempre pronta, ma in cantina.
Potrei fermarmi qui, non è male in fondo. Non è affatto male.
Così vorrei ringraziarvi. Non vi nominerò, perché in questo blog sono io che mi metto in gioco, voi avete diritto alla vostra sacrosanta privacy. Ma grazie, davvero, per essermi stati vicini e, soprattutto, per avermi messo un po’ in crisi. I veri compagni di strada servono a questo.
P.S. ieri mi sono state fatte due domande, una sul presente e una sul futuro, che potrei riassumere grossolanamente così: “Che cosa vuoi fare di questi anni ancora ricchi di salute ed energie?” e “Che cosa vorrai (potrai) ricordare della tua vita negli anni della vecchiaia”?” Sono buone domande, una l’eco dell’altra. Tranquilli, ci sto pensando e credo che la risposta sarà: “Soltanto il meglio, per me”.
Anche se non è mica facile…
Si tratta della morte di mia madre e della pubblicazione del mio primo libro; in comune, oltre alla coincidenza dei tempi, hanno soltanto due cose: la prima è proprio l’irripetibilità che mi ha costretta a fare, in maniera diversa ma non tanto quanto avrei creduto, un bilancio di ciò che sono, che sono diventata, che vorrei continuare a essere o cambiare, a pensare al presente e al futuro, insomma.
L’altro aspetto che le accomuna è più sfumato, più difficile da afferrare e ha a che fare con le dimostrazioni di attenzione, di stima, di affetto che ho ricevuto nelle due circostanze, da persone che mi conoscono personalmente e che vedo spesso, da altre con cui ho da anni legami di scrittura e lettura, e da persone che avevo perso di vista da tempo e che ho (o mi hanno) ritrovato.
Le mail e le parole che ho letto e ascoltato in quest’ultimo mese… be', io non credevo di avere intorno gente che mi osservava e mi pensava così. Con attenzione, buoni ricordi, curiosità gentile. Con cura. Che mi conosceva almeno tanto da trovare in entrambi i casi parole giuste, sguardo lungo, orecchie attente. E discrezione.
Gente, io tendo a viaggiare leggera, in questo accomunata alla protagonista del mio libro. Che io abbia i cassetti pieni di carabattole e lei sparga ai quattro venti gli oggetti che l’hanno accompagnata per un tratto di strada non fa differenza. La questione è la (s)fiducia, l’eccessiva cautela, la tentazione di vivere, come dire, di profilo, per non scoprirsi, immagino.
In questi giorni, leggendo le vostre mail e ascoltandovi, guardandovi in faccia mentre dicevate mi dispiace o parlavate delle atmosfere di Sarà ieri, ho fatto un po’ di conti. E mi è venuto il dubbio di aver profuso tempo ed energie a proteggermi mentre avrei fatto meglio a spenderle… mah, fidandomi, ridendo di più forse, superando diffidenze e sensi di colpa invece di ignorarli.
Forse è giunto il tempo di riporre la valigia non in cima all’armadio, dove metafo- ricamente se ne sta sempre pronta, ma in cantina.
Potrei fermarmi qui, non è male in fondo. Non è affatto male.
Così vorrei ringraziarvi. Non vi nominerò, perché in questo blog sono io che mi metto in gioco, voi avete diritto alla vostra sacrosanta privacy. Ma grazie, davvero, per essermi stati vicini e, soprattutto, per avermi messo un po’ in crisi. I veri compagni di strada servono a questo.
P.S. ieri mi sono state fatte due domande, una sul presente e una sul futuro, che potrei riassumere grossolanamente così: “Che cosa vuoi fare di questi anni ancora ricchi di salute ed energie?” e “Che cosa vorrai (potrai) ricordare della tua vita negli anni della vecchiaia”?” Sono buone domande, una l’eco dell’altra. Tranquilli, ci sto pensando e credo che la risposta sarà: “Soltanto il meglio, per me”.
Anche se non è mica facile…
3 commenti:
Brava. Ti voglio bene,tanto.
Morgana
Grazie. È sempre bello (irrinunciabile!) "camminare" con te.
Mi spiace per la perdita che hai vissuto e al tempo stesso rimango colpita dalla sin cronicità con cui una porta si è chiusa e un'altra si sia spalancata. Ancora complimenti.
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