Alcuni mesi fa ho acquistato
un romanzo noir di Anne Perry che mi aveva incuriosito sia per il
titolo, Il fiume mortale, sia per l'ambientazione. La storia,
infatti, si svolge nella Londra vittoriana che già conosciamo grazie
a un gran numero di romanzi, film, graphic novel e videogiochi ma,
diversamente dal solito, i personaggi non percorrono le ormai
consuete vie nebbiose, illuminate dai lampioni a gas, bensì le acque del Tamigi e le fogne maleodoranti della capitale. La vicenda, poi, è
ben inquadrata in anni molto particolari della storia urbanistica
di Londra, che segnarono cambiamenti profondi con risvolti economici,
sociali, politici e culturali.
Ma cominciamo questa «storia
nella storia» dall'inizio.
Londra
vista dal basso
Fino
alla seconda metà dell'Ottocento a Londra lo smaltimento dei
rifiuti e delle acque fognarie costituì un vero problema. Mentre gli
antichi Romani risolvevano il problema nella maniera efficace e
funzionale che ben sappiamo, dopo il crollo dell'Impero per molti secoli i
rifiuti solidi e liquidi e gli escrementi umani vennero
gettati direttamente nel Tamigi oppure sulla strada – uomini e
donne, anche di status sociale elevato utilizzavano i vicoli per
fare, all'occorrenza, i loro bisogni – e quindi trascinati nel
fiume dalla pioggia.
È
del 1290 la prima segnalazione storica delle conseguenze di questo
sistema malaccorto di eliminazione: i Carmelitani inviarono in
Parlamento un'interpellanza lamentandosi dei miasmi che, risalendo
dal Tamigi, riuscivano a coprire l'odore dell'incenso acceso in chiesa. Le attività di una commissione cittadina, riunita nel 1427 per migliorare l'aria londinese, si
risolsero in un esempio di corruzione e inefficienza.
A
inizio Ottocento il quadro della situazione fognaria londinese era
sconsolante: nella capitale esistevano circa 200.000 pozzi neri che
non venivano praticamente mai spurgati, perché l'elevato costo dello svuotamento gravava completamente sul singolo cittadino.
Proprio in quegli anni cominciò a diffondersi l'uso delle
sciacquone, aumentando così il volume di acqua e di rifiuti gettati nei pozzi neri, rendendo l'aria più irrespirabile e soprattutto facendo straripare le conduttore nelle strade, dove già
venivano scaraventati gli scarichi di macelli e fabbriche… e tutto quanto finiva nel Tamigi.
Infine, nel 1815 venne autorizzato lo scarico della rete
fognaria direttamente nel fiume.
Purtroppo,
oltre che essere lo sbocco dell'intero sistema fognario di Londra, il
Tamigi era anche il naturale fornitore di acqua della capitale...
Nulla di strano, quindi, nel fatto che Londra venisse colpita da una
serie di epidemie di colera e febbre tifoide.
All'epoca,
il colera – diffuso in Inghilterra fin dal 1832 – era ancora una
patologia con cause ignote, anche se si propendeva per la teoria
miasmatica, secondo la quale la malattia si sarebbe diffusa per via
aerea. In verità Filippo Pacini scoprì il Vibrio cholerae
nel 1854, ma la comunità scientifica aspettò altri trent'anni, fino
alla sua riscoperta da parte di Robert Koch, per prenderne atto.
A causa
del doppio ruolo del Tamigi, a Londra le vittime del colera furono
percentualmente quasi quattro volte più numerose che nel resto del
paese.
La
Grande Puzza
Nel
1858 a Londra si verificò un evento ricordato come «Grande Puzza»
(Great Stink). L'estate fu insolitamente calda e la portata
dell'asta del Tamigi (il fiume e i suoi numerosi affluenti) si
ridusse notevolmente, tanto che a luglio il fiume conteneva poca
acqua sulla quale galleggiava letteralmente di tutto: escrementi,
carogne, frattaglie dei macelli, scarti delle fabbriche e cibo andato
a male. Secondo la descrizione di Benjamin Disraeli, Cancelliere
dello Scacchiere, il Tamigi era «una puzzolente pozza stigia di
ineffabile e insopportabile orrore».
![]() |
vignetta satirica del Punch (18 June 1859): Padre Tamigi invita i londinesi a bagnarsi nelle sue acque puzzolenti |
La Puzza si diffuse ovunque:
alla Camera dei Comuni si cercava di tenerla a bada con tende
imbevute di cloruro di calcio, il Parlamento e il Palazzo di
Giustizia furono evacuati in altre cittadine a monte del fiume.
Finalmente, nel primo autunno, giunse la pioggia a diluire tutta
quella porcheria. La Camera dei Comuni istituì un nuovo Comitato
che, fedele alla teoria dei miasmi, decise di ampliare la rete
fognaria seguendo un costoso progetto del famoso ingegnere vittoriano
Joseph Bazalgette (l'indagine narrata da Anne Perry parte proprio da
alcune gravi irregolarità riscontrate durante i lavori di scavo).
Grazie
all'opera di Bazalgette, involontariamente e partendo da una teoria
sbagliata, il Comitato riuscì a sbloccare la situazione rendendo la
rete idrica di approvvigionamento non più contaminata. Lo si
potrebbe definire un caso di serendipità.
Nel
1886 una nuova epidemia di colera infuriò soprattutto nell'East
End ma si scoprì che le acque inquinatissime del fiume Lea contaminavano i serbatoi dell'acquedotto. E finalmente, pur continuando
a ignorare l'esistenza del vibrione, venne dimostrata una volta per tutte l'origine
idrica delle epidemie di colera.
L'attenzione
finalmente dedicata al sistema fognario della capitale portò alla
luce del sole una serie di lavori connessi alla manutenzione e allo
sfruttamento delle fogne e svolti, manco a dirlo, dai ceti sociali
più bassi. Il romanzo dedica molta attenzione a queste attività,
facendo di alcuni di questi lavoratori dei veri comprimari.
Vediamoli
da vicino.
Campare
là sotto
I
Toshers, ovvero gli estirpatori, scavavano nelle fogne per
recuperare oggetti di valore. Contrariamente a quanto si potrebbe
pensare, oggi quest'attività non è affatto caduta in disuso: nelle
nostre estesissime aree metropolitane, New York per fare un esempio,
molti sopravvivono dedicandosi al Mongo (un
termine slang americano che potremmo tradurre «monnezza»).
Come Guido Viale ricorda nel suo bel volume La civiltà del riuso,
tra i tanti recuperatori di risorse finite nelle fogne esistono i
«cacciatori di tesori», tosher che inseguono gioielli e oggetti preziosi. Ai
tempi della Grande Puzza il lavoro di tosher era praticamente
ereditario: intere famiglie vi si dedicavano, e i loro membri spesso
sviluppavano una immunità alle malattie provocate dalle acque
contaminate. I toshers più giovani venivano definiti
Mudlark (allodole del fango).
Scuff,
uno dei personaggi della Perry, è una sorta di mudlark, campa
raccattando «tesori» nelle fogne o chiedendo l'elemosina nei
quartieri a ridosso del Tamigi e ogni tanto incrocia la strada di
Monk, il poliziotto protagonista della storia, dandogli qualche
dritta, più per magnanimità che per convenienza. Perry lo descrive
così:
Dimostrava
all'incirca nove anni, per quanto fosse possibile vedere il suo volto
attraverso la sporcizia. Indossava una giacca lunga e strani
scarponi, ma perlomeno non camminava a piedi nudi sulla pietra
ghiacciata.[...] Come faceva un monello come Scuff – così magro da
essere ridotto soltanto pelle e ossa – a sopravvivere?
Altri
frequentatori delle fogne erano i Nightsoils che producevano
concime raccogliendo sterco, soprattutto ma non solo canino, dalle
case e dalle fattorie fuori Londra. Da un documento dell'epoca
risulta che almeno 300 londinesi svolgessero a tempo pieno
quest'attività. Con l'espansione della capitale, però, le fattorie
diminuirono e divennero sempre più lontane, quindi il prezzo del
letame cominciò ad aumentare. Il colpo finale a questo genere di
lavoro fu la crescente importazione di guano dal Sud America, negli
ultimi decenni del XIX secolo. Tolti di mezzo i nightsoils, aumentarono enormemente i
rifiuti che colavano lungo le strade, giungendo fino al Tamigi.
I
Flushermen («dilavatori») erano impiegati comunali
addetti al lavaggio dei rifiuti e di tutto ciò che avrebbe potuto
bloccare il flusso di acqua nel nuovo sistema fognario. Indossavano
pesanti cappotti , grandi stivali di pelle alti fino alla
coscia e cappelli a tesa larga.
I
Rat-catchers ("acchiapparatti") erano assunti dal
Comune per catturare i ratti che vivevano nel sistema fognario
sotterraneo, prevenendo così le epidemie. Veri professionisti,
talvolta aiutati da un cane, gli acchiapparatti erano malpagati ma
fondamentali, ed erano depositari di conoscenze tramandate di
generazione in generazione sulla struttura della Londra sotterranea.
Sutton, uno dei primi personaggi a scorgere il pericolo di
intervenire sul sistema fognario con i nuovi potenti macchinari è un
acchiapparatti molto esperto e va e viene dalle fogne insieme al suo
cagnolino Snoot:
Sutton
è un uomo smilzo, non molto più alto di Hester, la intraprendente
moglie di Monk, alla quale comunica i propri timori su ciò che
avviene nel sottosuolo:
Ci
sono sorgenti e corsi d'acqua dappertutto. Londra è quasi
interamente costruita sull'argilla (gli strati di argilla sono
impermeabili e quindi impediscono all'acqua di scendere in
profondità, così l'acqua piovana resta sotto la superficie
[N.d.R.]) […] l'ho saputo da mio padre. Era un accattone, uno dei
migliori. Conosceva tutti i fiumi sotto la città, da Battersea a
Greenwich, e anche la maggior parte dei pozzi […] Non intendo
quelli da cui tiriamo fuori l'acqua […] Intendo quelli che sono
chiusi e che non conosce nessuno. […] ci sono centinaia di
manovali impegnati a scavare. Ce ne sono da anni, tra una galleria e
l'altra per le fognature, le strade, i treni […] è un lavoro duro
e pericoloso e ci sono sempre stati incidenti. Fa parte della vita.
Ma le cose sono peggiorate da quando sono iniziati i nuovi scavi e
tutti cercano di guadagnarci. […] Stanno usando dei macchinari
sempre più grandi e lavorano sempre più velocemente a causa della
fretta (come accade anche oggi, le ditte appaltatrici dovevano
rispettare stretti tempi di consegna [N.d.R.]), e non si prendono la
briga di scoprire dove si trovano tutti i corsi d'acqua. … […]
Gli ingegneri ci sapranno anche fare con tutti i tipi di macchinari
e di progetti, ma ignorano cosa c'è laggiù che serpeggia e
gocciola, nascosto da centinaia di anni.
Il
progetto di Joseph Bazalgette prevedeva la costruzione di 134 km di
collettori principali in mattoni nei quali sarebbero stati
canalizzati i reflui provenienti da intercettare 1.800 km di
fognature stradali. Gli scarichi vennero poi deviati nel Tamigi, a
valle di Londra. Bazalgette sovrastimò volutamente le necessità del
tempo: per calcolare il diametro dei tubi collettori sotterranei
considerò il massimo livello raggiungibile dalla popolazione e tenne
in conto per ogni londinese il massimo quantitativo di liquami
producibile, i calcolò il diametro teorico e lo raddoppiò, per
tener conto di eventuali imprevisti. Se non avesse raddoppiato il
diametro, negli anni Sessanta del Novecento il sistema fognario
sarebbe entrato in crisi, invece funziona benissimo tuttora: oggi i
londinesi nuotano nel Tamigi e possono pescarvi molti pesci, trote
comprese.
Come Anne Perry ci racconta in Fiume mortale, grazie all'ammodernamento delle fogne, come a numerose altre «grandi opere», la vita politica ed economica della capitale inglese venne attraversata da un enorme flusso di denaro che portò con sé corruzione, concussione, risparmi ignobili sulle materie prime utilizzate per la costruzione e quindi pericoli per i lavoratori e per gli abitanti dei quartieri interessati.
Come Anne Perry ci racconta in Fiume mortale, grazie all'ammodernamento delle fogne, come a numerose altre «grandi opere», la vita politica ed economica della capitale inglese venne attraversata da un enorme flusso di denaro che portò con sé corruzione, concussione, risparmi ignobili sulle materie prime utilizzate per la costruzione e quindi pericoli per i lavoratori e per gli abitanti dei quartieri interessati.
L'Italia degli ultimi decenni, insomma, non ha inventato niente.
«Territori separati, assegnati alla
miseria»
![]() |
Friedrich Engels |
Definizionr perfetta per le zone più degradate dell'East End londinese della seconda metà dell'Ottocento: un'area situata ad est della City e a nord del Tamigi. l'East End è sempre stato un agglomerato di quartieri poveri, punto d'arrivo di immigrati giunti da ogni parte d'Europa, nel quale si è sviluppata nel tempo un'urbanistica misera e disordinata. Dell'East End facevano (e fanno tuttora) parte quartieri come Whitechapel, Mile End, Bethnal Green, Hackney, Bow e Poplar, Wapping, Aldgate, Limehouse, Shadwell e Stepney.
Whitechapel è proprio il cuore dell'East
End ed è simmetrica, rispetto alla City con cui confina, al
West End, la vasta area elegante verso cui negli ultimi due
secoli si è spostato il centro di Londra e il cui cuore è
Westminster.
Dal punto di vista urbanistico l'East
End era costituito da vicoli
larghi come corridoi, piccoli e sporchi, che formavano una fitta rete
di collegamenti tra gli edifici e le strade. Per accedere a
un'abitazione si doveva prima percorrere alcuni cunicoli aperti a
chiunque, che finivano spesso in bui cortili interni. La gente che
viveva a Whitechapel campava di espedienti, spesso non possedeva
un’abitazione vera e propria e talvolta nemmeno i soldi per
affittare una camera e perfino un letto per la notte. Le porte di
stanze e abitazioni non venivano chiuse a chiave e chiunque poteva
entrare da una parte ed uscire all’altro capo del quartiere
passando inosservato, come dimostrò Jack The Ripper una
ventina di anni dopo la Grande Puzza.
![]() | ||
White Chapel acquaforte 1850 |
In epoca vittoriana vennero effettuate
grandi ristrutturazioni urbanistiche: Il vecchio centro cittadino con
i suoi slum venne in parte eliminato con le grandi opere edilizie di
Trafalgar Square, l’apertura di New Oxford Street, l’anello di
strade tra Charing Cross Road, Shaftesbury Avenue e Victoria Street.
Le zone più eleganti di Londra divennero così il West End, Oxford
Street e Knightsbridge.
Nonostante questo e la ricostruzione del
sistema fognario cittadino, la situazione sanitaria dell'East End
non migliorò. La sua vicinanza al cuore della città era una sorta
di spina nel fianco dell'Amministrazione di Londra, sia per la
criminalità che vi regnava, sia per il potenziale di rivolta sociale
insito nella miseria in cui viveva la sua popolazione.
Chi era questa gente?
Alle origini dell'East End ci fu
una serie di piccoli insediamenti lungo il Tamigi, circondati da
boschi e campi. Questi villaggi garantivano assistenza alle navi da
carico mercantili e alla Marina Reale. Questa fu l'origine dei Docks
di
Londra e della Pool
of London,
l'area portuale che si sviluppò accanto alle
industrie già esistenti.
Il flusso migratorio iniziò nel Seicento
e non è mai cessato: prima arrivarono gli Ugonotti francesi, poi
gli irlandesi e gli ebrei e, nel Novecento, le popolazioni del
Bengala indiano e dell'odierno Bangladesh. Lo sviluppo demografico
arrivò in particolare nell'Ottocento.
Ai tempi della prima rivoluzione industriale arrivarono dalle campagne ragazze che cercavano lavoro come cameriere, cucitrici, operaie. La meccanizzazione degli impianti delle fabbriche provocò disoccupazione ovunque e sfruttamento bieco di donne e bambini come manodopera sottopagata. La loro settimana lavorativa era di circa 70 ore. Le ore giornaliere da otto a quattordici. Per i bambini la scuola era un miraggio: anche il loro salario bassissimo era provvidenziale per queste famiglie.
Ai tempi della prima rivoluzione industriale arrivarono dalle campagne ragazze che cercavano lavoro come cameriere, cucitrici, operaie. La meccanizzazione degli impianti delle fabbriche provocò disoccupazione ovunque e sfruttamento bieco di donne e bambini come manodopera sottopagata. La loro settimana lavorativa era di circa 70 ore. Le ore giornaliere da otto a quattordici. Per i bambini la scuola era un miraggio: anche il loro salario bassissimo era provvidenziale per queste famiglie.
![]() |
Charles Booth |
Per rappresentare i dati ottenuti i
ricercatori utilizzarono due indicatori: uno qualitativo, il «disagio
da condizioni di occupazione» e uno quantitativo, il «disagio da
reddito». Alla definizione dei due indicatori non concorreva
soltanto il valore monetario ma anche dati sociologici e urbanistici,
come la qualità delle abitazioni, il tipo di lavoro e la sua
regolarità. La miseria e la povertà vennero distinte e definite per
la prima volta.
Vennero così definiti otto livelli di
indigenza:
CATEGORIA
|
CLASSE
|
A - nero
|
Infima
|
B -
blu scuro
|
Poverissima
|
C -
azzurro
|
Povera
|
D-
azzurro
|
Povera
|
E - rosa
|
Lavoratrice
ben pagata
|
F - rosa
|
Lavoratrice
ben pagata
|
G -
rosso
|
Media
inferiore
|
H -
giallo
|
Media
superiore
|
I risultati vennero
pubblicati nel 1889 nella Descriptive
Map of London Poverty: il 30,2% della
popolazione di Londra viveva al di sotto dei limiti della povertà.
Significativamente, la rigida divisione cittadina in classi
socio-economiche era sovrapponibile alla distribuzione geografica
dei quartieri londinesi. Il divario tra West
End e East
End risaltava nettissimo, le zone di
maggiore povertà risultarono Old Kent Road e Whitechapel Road.
Per avere un'idea più
chiara della situazione dell'East End,
delle rivolte causate dalla povertà e dal disinteresse dello Stato,
ma anche della variegata provenienze della popolazione del
quartiere, vale davvero la pena di leggere un saggio su Jack lo
Squartatore scritto da di Paul Begg, documentato e curatissimo, per nulla splatter e, a
tratti, davvero sorprendente, che non si propone di risolve il
mistero dell'identità di Jack, ma piuttosto quello di ricostruire il
milieu socio-culturale della Londra di allora, potere dei media
compreso.
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Il
romanzo di Anne Perry tocca anche un altro tema, che meriterebbe di
essere approfondito, quello del destino del waste, ossia del
rifiuto – nel suo significato di materiale che non andrebbe
sprecato (gli accattoni del romanzo si occupano proprio di
riutilizzarlo) – dalla prima Rivoluzione industriale al tardo
capitalismo odierno, la nostra storia sociale ed economica è
continuamente accompagnata dal tema dei rifiuti, sui quali campa
moltissima gente, dai cercatori di mongo, agli abitanti delle
favelas di mezzo mondo – quella metà nella quale il nostro Primo
mondo invia i rifiuti dei quali si vuole liberare a basso prezzo –
ai vari trafficanti di rifiuti tossici che li portano a destinazione
o che, in Italia, li seppelliscono nelle zone più belle (e
purtroppo meno controllate) del nostro Paese.
Impossibile
non accostare le immagini dei mudlarck vittoriani e quelle dei
bambini che frugano a loro rischio e pericolo nelle montagne di
rifiuti tossici elettronnici incendiati per recuperare piccole porzioni di rame, nichel e altri metalli: allora come oggi l'arte del recupero è affidata ai
più indifesi dei fuori casta.
![]() |
da Greenpeace |
Infine, cercando notizie su Anne Perry, ho scoperto che si tratta di uno pesudonimo e che il vero nome dell'autrice è legato a vicende tragiche e inquietanti, trasposte sullo schermo – con asciutta efficacia e sensibilità – dal regista Peter Jackson nel film Creature del cielo (1994).
Legare la scorrevole e interessante lettura di Il fiume mortale a quella vecchia storia non ha alcun senso. La vicenda, però, fa pensare e, chissà, potrebbe essere il tema di un altro post.
Ringrazio i blogger Silvia Marra e Lorena di Nola e Stefano Ratto per le informazioni fornite nei loro blog.
Ulteriori notizie qui
Letture consigliate:
Legare la scorrevole e interessante lettura di Il fiume mortale a quella vecchia storia non ha alcun senso. La vicenda, però, fa pensare e, chissà, potrebbe essere il tema di un altro post.
Ringrazio i blogger Silvia Marra e Lorena di Nola e Stefano Ratto per le informazioni fornite nei loro blog.
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Letture consigliate:
Paul Begg: Jack LoSquartatore, la vera storia
Utet 2006 p. 314, ill. € 23,50
trad. D. Pantieri
Guido Viale: la civiltà del riuso
Laterza, 2010, pp. 138, € 14,00