mercoledì 16 luglio 2008
Cortigiani di un premier provinciale
In un editoriale stranamente rivelatore, Vittorio Feltri, direttore di “Libero”, ha scritto: «Silvio non aver paura, anche il duce ci dava con le donne, abbiamo bisogno di un premier, non di un frate».
Cito da Repubblica, 14 luglio 2008,
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/07/14/ossessione-di-luigi-xiv.032l.html
Lascio ad Alexander Stille, autore del ben argomentato articolo L’ossessione di Luigi XIV, l’esame di quel fenomeno socio-politico tipicamente italiano che si chiama Berlusconi.
Mi limito, qui, a due commenti:
il primo riguarda la felicissima frase di Vittorio Feltri. Sulla seconda affermazione chiunque concorderebbe: l’Italia ha bisogno di un premier, infatti non ce l’ha, mentre di frati è abbastanza ben fornita, anche in tempi di crisi di vocazione.
Anche sulla prima parte, probabilmente si potrebbe concordare, per quanto per l’Italia del 2008 può risultare alquanto ininfluente che il duce ci desse o meno ai tempi suoi. Nascono però un paio di interrogativi: basta che un tizio ci dia con le donne per farne, non dico un premier, anche semplicemente un soggetto politico? Sicuramente basta a farne un “oggetto” politico, ovvero degno di essere studiato come fenomeno di costume, qualora ci dia, o pretenda di farlo, anche soltanto verbalmente, nell’esercizio delle proprie funzioni, come indica l’articolo di Stille.
Il secondo interrogativo, invece, riguarda Feltri. A che cosa serve, Vittorio Feltri? Servirà mica a dimostrare che in Italia esiste una stampa libera?
In realtà, l’articolo di Stille merita di essere letto anche perché dice molto su argomenti molto dibattuti sul blog di Massimo Citi in questi giorni; cito ancora:
“Ma è segno della profonda mediocrità e del provincialismo dell’Italia di Berlusconi in cui grazie a una stampa ampiamente controllata e accomodante (…) la maggior parte degli italiani vive nell’illusione che Berlusconi goda di un casto rispetto oltreoceano, quando invece è considerato pressoché universalmente un buffone”.
Già. Perché gli italiani, fanalini di coda europei nell’acquisto di libri, leggono anche pochissimo i quotidiani, accontentandosi di sfogliare, quando va bene, qualche giornale sportivo o distribuito gratuitamente. A confronto con la popolazione totale del Paese, saranno molto poche le persone che hanno letto l’articolo di Stille; il numero di italiani che si serve del web per consultare più di un quotidiano o leggere la stampa estera dev’essere irrisorio… Dove mai, con organi di informazione come “Libero”, scopriranno di quanta considerazione gode all’estero il nostro premier?
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4 commenti:
Chissà se si trova ancora, su qualche bancarella, il vecchio "Psicologia di Massa del Fascismo", del buon vecchio Wilhem Reich?
In quel libro - uno dei pochi rispettabili pubblicati da Reich prima di sbarellare e mettersi a parlare di UFO ed energia orgonica - l'autore analizza il rapporto fra figure autoritarie e popolino, giungendo a sostenere - fra le altre cose - che il dittatore piace alla popolazione frustrata perché incarna il desiderio popolare di forza, ferocia, potenza sessuale.
Insomma, secondo Reich, Berlusconi gioca a fare l'acrobata sessuale perché sa che così i suoi elettori hanno un orgasmo solitario per procura.
Feltri probabilmente due.
Feltri, forse, non merita nè alti lamenti nè bassi commenti. Però avevo letto anche l'articolo, e anche io ero rimasto basito dalla citazione. Mica per altro, solo per quel banale "Anche il duce...". Non per i rapporti con le donne, non per il "darci dentro" celodurista, solo per la pietra di paragone. "Anche il duce", come pietra di paragone. Se a un cristiano dici che "anche Cristo ha fatto questa cosa", allora lo rassicuri sulla liceità, anzi sulla bontà della cosa stessa, no? E' una liberatoria, un'assicurazione, una garanzia di esattezza molto più forte dell' "Ipse dixit" dei filosofi medievali. "Anche il duce trombava, Silvio, di che ti preoccupi? Ti stai avvicinando a Lui, siine fiero."
E io contribuisco a finanziare quel giornale lì, come te.
Schifo.
Sorvoliamo sul fatto che Feltri non sia un gentleman.
La cosa veramente agghiacciante è che gli venga riconosciuta un'autorevolezza come commentatore dei fatti nazionali.
Si tratta di un individuo che forma opinioni fra il pubblico.
È spaventoso.
Nei giorni post elettorali, un collega mi diceva: "per farmi un'idea dei risultati io non leggo più i sondaggi: chiacchiero con mia suocera!". E sua suocera aveva votato Lega, per paura, perché sentiva in pericolo la propria sicurezza. Evito di toccare l'argomento responsabilità dei media per non continuare a ripetere cose già dette, ma l'anomalia Italia, in queste ultime elezioni, si è arricchita di un aspetto: Silvio è il premier, ovvero la faccia pubblica (ma poco pubblicabile) della politica italiana - quella da dirigente aziendale che accredita la sua immagine di mandrillo e fa avances grossolane alle impiegate, che sa farsi benissimo gli affari suoi ma racconta barzellette che fanno ridere soltanto i sottoposti, che distribuisce raccomandazioni e pretende favori in cambio. Però a vincere le elezioni, ovvero ad aumentare i voti, è stata la Lega, mica FI.
E D'Alema si dice "pronto ad aprire alla Lega". Ma ad aprire che cosa, esattamente? Non l'abbiamo già fatto in passato questo giro di giostra? Non siamo già rimasti fregati?
La vera anomalia italiana è che, per un complesso di motivi storici e culturali, gli italiani sono convinti di potersi salvare non usando le armi della politica e della democrazia ma aggiustandosi". Con dio basta avere l'assoluzione del prete, con i potenti di questo mondo, anche quelli piccolissimi, basta fare i cortigiani e/o i furbetti. Siamo un popolo che si crede furbo e che "corteggia" una gerarchia di signori nessuno.
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