lunedì 15 febbraio 2010

Una rete di parole


Ieri – leggendo un intervento di Massimo Citi dedicato a libri non nuovi (ovvero LNN) che verrà pubblicato sul prossimo LibriNuovi 52 (a giorni in tipografia) – ho pensato a quante nostre letture siano saldamente legate a un periodo della vita, tanto che rileggerle significa tornare a quei momenti, riprovare le medesime emozioni, sentire ancora quei profumi ed essere nuovamente immersi nelle luci di allora. Qualche romanzo mi riporta il suono del ruscelletto del giardino roccioso del Valentino: ci andavo con mia figlia di pochi mesi perché lei, circondata da quello scroscio gentile, immancabilmente si addormentava nel suo passeggino e io potevo leggere tranquilla: una mano reggeva il volume, l'altra era impegnata a cullarla piano piano. Altri titoli mi restituiscono il calore quasi insostenibile del terrazzo di casa mia, l'estate dei miei diciotto anni (fingevo di studiare per la maturità e intanto prendevo la tintarella)…
Ricordi importanti solo per me. è vero… Ma in fondo chi scrive e chi parla di libri, non fa altro che tirare continuamente in ballo i propri ricordi. Quindi, perché non concedermi qualche sguardo al passato?
Quando l'ho letto? Potrebbe diventare un breve tormentone del mio blog e forse, se saprò essere breve e convincente, potrebbe suscitare in qualcun altro la curiosità di leggere.

1. Quando l'ho letto?

  • Titolo Willy il cieco (in Cuori in Atlantide).
  • Autore Stephen King
  • Pubblicato in Italia Sperling & Kupfer 2000. In commercio.
  • Trama doppia vita di un reduce del Vietnam: Bill il marito benestante e ospite impeccabile/Willy il reduce che campa di elemosine facendo leva sulla cattiva coscienza dei compatrioti, condannandosi a lunghe ore di immobile e finta cecità.
  • Emozioni: L'ho letto per LN, a casa in poltrona o camminando per la città. L'ho subito amato, vinta dalla lucida volontà di espiazione del personaggio. Ho invidiato King, avrei voluto averlo scritto io.
  • Allora ascoltavo Radiohead (Kid A) Capossela (Canzoni a manovella) Moby (Play) Skunk Anansie (Post orgasmic chill), R.E.M. (Up), Red Hot Chili Peppers (Californication). E Ligabue (Una vita da mediano), Chemical Brothers e musica barocca.
  • C'era ancora la vecchia lira, Papi era - ancora per poco - all'opposizione, di lì a qualche mese Bush avrebbe vinto in maniera fraudolenta contro Al Gore

8 commenti:

Fran ha detto...

Quanto è vero!
Il mio libro delle partenze: "Il racconto dell'isola sconosciuta" di Saramago.
Lo leggo sempre prima di andare da qualche parte.

Piotr ha detto...

Orpo, che succede?
Non solo il Max, perfino Silvia Vocesoave si ridesta?
Ebbene, cavolo, a questo punto è chiaro: il termometro ancora non lo sa, ma la primavera deve davvero essere vicina.
Bella scheda, dotta dottoressa Treves: ha l'aspetto e la voglia di essere la scheda 1 di N, con N grande.

consolata ha detto...

Anche a me piace tanto King anche se ho letto pochissimo, solo due romanzi. Invece non mi ricordo mai le circostanze in cui ho letto un libro, tranne Vanity fair di Thackeray per motivi strettamente personali. Se son dentro non sono fuori, e quel che sta fuori non lo ricordo.

S_3ves ha detto...

Pe Fran
che bella l'idea del libro delle partenze! Io purtroppo non ho libri a cui ricorrere in occasioni importanti come una partenza, ma l'idea mi sembra molto suggestiva.
Quanti altri lettori avranno libri delle partenze o simili? Mi piacerebbe fare un sondaggio.

Per Piotr
Forse la mia epifisi sa già qualcosa della primavera, ma io continuo ad avere freddo! Però un po' di sere fa benedicevo questo lungo inverno mentre me ne stavo al buio, alla finestra, a guardare la neve posarsi sui tetti bassi delle case di fronte…
Ciao, al prossimo post.

Per Consolata
Io ricordo i periodi in cui leggevo certi libri perché me li portavo dietro e mi tenevano compagnia anche come oggetti, sul fondo dello zaino o semplicemente in mano. Adesso però mi muovo molto di più a piedi e mica posso trascinarmi dietro certi volumoni…

Paolo ha detto...

Nessun "libro delle partenze" vero e proprio, anche se per buona parte degli anni '80 e '90, prima di qualche evento importante, atteso o temuto, il libro che stazionava sul comodino era quasi sempre "Turbare l'Universo" di Freeman Dyson.

Solo due libri sono strettamente legati ad un periodo preciso, gli ultimi mesi del servizio militare (primavera 1979): "Creature dall'Ignoto" di John Keel e "La Talpa" di John Le Carré. Da allora, se rileggo il secondo prima di addormentarmi, talvolta ho l'impressione che alla pagina successiva George Smiley incontrerà il Mothman... mentre dalla radio si sente, inesorabile, "Baker Street" di Gerry Rafferty.

S_3ves ha detto...

Ooh, leggendoti mi è tornato in mente che "Turbare l'universo" mi aveva tenuto compagnia proprio durante un breve viaggio di studio ed era stato un bell'incontro con la complessità.
Bel contrasto, Smiley che incontra il Mothman!

Anonimo ha detto...

E' vero... il ricordi e la propria persona filtrano inesorabilmente in ciò che si scrive o nelle emozioni con cui si accoglie un libro all'interno di noi...

S_3ves ha detto...

Grazie Occhi di Notte per i due commenti. Mi piace la tua frase "(nel)le emozioni con cui si accoglie un libro all'interno di noi...". Le letture che non potrei dimenticare sono proprio quelle che sono entrate tanto in profondità da confondersi con i miei veri ricordi.
Inutile dire che è questo, il risultato che vorrei raggiungere (almeno qualche volta) quando scrivo!

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