Ho letto pochi manuali di scrittura creativa veramente utili ma quei pochi sono stati preziosi. Erano stati scritti da grandi scrittori ed erano sia frutto di esperienze personali di scrittura, sia ricordo di grandi maestri che sapevano insegnare il mestiere. Ne ricordo due in particolare: quello di John Gardner (Il mestiere dello scrittore, Marietti, purtroppo introvabile) e quello di Raymond Carver (Il mestiere di scrivere, Einaudi, in catalogo). Vedi caso Raymond Carver era stato allievo di Gardner…
Altri manuali non sono stati memorabili ma mi hanno offerto qualche spunto discreto. Altri non valevano più della carta su cui erano stampati.
Parlando di narrativa, penso che esistano ricette per scrivere correttamente, ma non per scrivere bene. Probabilmente non esiste una scrittura "buona", anche se la maggior parte dei lettori sa riconoscere una pagina ben scritta. Esiste però la scrittura adeguata, capace di toccare profondamente il lettore e, contemporaneamente, tanto discreta da non farsi quasi notare. Come dice Max: una scrittura che dica abbastanza senza dire troppo.
Lo so, è chiedere tanto. Per chi scrive è un obiettivo molto ambizioso, ma perché accontentarsi di meno? Nessuno ci costringe a scrivere, se scrivere è importante cerchiamo di farlo al meglio delle nostre possibilità.
Chi scrive prima o poi affronta ogni genere di sfida: descrivere in maniera efficace luoghi mai visti (e forse inesistenti), come rendere al meglio la stronzaggine di un personaggio senza farne una macchietta… Alcune sfide, diverse per ognuno di noi, si presentano più spesso di altre.
Uno dei miei «problemi» sono i dialoghi.
È incredibile quanto sia difficile far incontrare due persone sulla carta senza che tutto suoni artificioso, pianificato a tavolino, noioso: scrivo per un'ora, rileggo e i gesti risultano improbabili e goffi, le frasi solenni, le parole sbagliate. E il tutto si svolge in un universo privo di sensazioni: niente colori, profumi, rumori. Orrore.
Così, per anni, ho studiato il problema, discusso ferocemente con chiunque mi venisse a tiro (Max per primo, naturalmente), ho preso appunti su quanto veniva detto nei gloriosi giorni del Koro. Ho archiviato un po' di paginette e, nonostante il mio disordine, le ho conservate e ritrovate. Voilà:
Ricettario per scrittori a puntate.
Parlando di narrativa, penso che esistano ricette per scrivere correttamente, ma non per scrivere bene. Probabilmente non esiste una scrittura "buona", anche se la maggior parte dei lettori sa riconoscere una pagina ben scritta. Esiste però la scrittura adeguata, capace di toccare profondamente il lettore e, contemporaneamente, tanto discreta da non farsi quasi notare. Come dice Max: una scrittura che dica abbastanza senza dire troppo.
Lo so, è chiedere tanto. Per chi scrive è un obiettivo molto ambizioso, ma perché accontentarsi di meno? Nessuno ci costringe a scrivere, se scrivere è importante cerchiamo di farlo al meglio delle nostre possibilità.
Chi scrive prima o poi affronta ogni genere di sfida: descrivere in maniera efficace luoghi mai visti (e forse inesistenti), come rendere al meglio la stronzaggine di un personaggio senza farne una macchietta… Alcune sfide, diverse per ognuno di noi, si presentano più spesso di altre.
Uno dei miei «problemi» sono i dialoghi.
È incredibile quanto sia difficile far incontrare due persone sulla carta senza che tutto suoni artificioso, pianificato a tavolino, noioso: scrivo per un'ora, rileggo e i gesti risultano improbabili e goffi, le frasi solenni, le parole sbagliate. E il tutto si svolge in un universo privo di sensazioni: niente colori, profumi, rumori. Orrore.
Così, per anni, ho studiato il problema, discusso ferocemente con chiunque mi venisse a tiro (Max per primo, naturalmente), ho preso appunti su quanto veniva detto nei gloriosi giorni del Koro. Ho archiviato un po' di paginette e, nonostante il mio disordine, le ho conservate e ritrovate. Voilà:
Ricettario per scrittori a puntate.
3 commenti:
E quando lo leggiamo, questo ricettario? Ce lo pubblichi a puntate? O lo troviamo sul prossimo LN?
O tutti e due?
Perché a me interessa molto...
Segnalo un polposo lapsus
John Gardner (Il mestiere dello scrittore, Marietti, purtroppo improbabile)
Improbabile... introvabile...
Mamma mia, grazie! Escludendo Gardner, che mai oserei mettere in dubbio, mi chiedo a che cosa si riferisse il mio "Id" (appena finito di rivedere Forbidden Planet!) con "improbabile". Il mestiere dello scrittore? l'editore Marietti? Mah…
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