Sono docente di matematica e scienze in questa scuola sempre meno pubblica. leggo e ascolto quotidianamente opinioni su questo baraccone costruite sul nulla, giudizi disinformati sugli studenti ("sempre più ignoranti"), i giovani ("menefreghisti, ripiegati sul loro «particulare», mentre noi, ai nostri tempi; oppure, a scelta, "violenti, capaci soltanto di distruggere…"), gli insegnanti ("incolti", sfaccendati, fanno il minimo indispensabile, poco professionali… ah, sì: "hanno tre mesi di vacanza e lavorano diciotto ore la settimana, quelli!"). Subisco sparate ministeriali sempre più tangenziali ai veri problemi della scuola e della cultura e livorosi pensierini della stampa di destra. Qualche volta, sono tentata di pubblicare un post documentato e articolatissimo che faccia piazza pulita di tuttequeste (false) banalità. Poi, lo sconforto, la rabbia, la noia di sentire dalla solita gente (me inclusa) i soliti discorsi, prevalgono e lascio perdere. Tanto chi lo leggerebbe, ben che vada un pugno di persone che già la pensano come me.
Questo, quindi, non è un post documentatissimo, solo un mazzo di impressioni, osservazioni e notizie che probabilmente collegate nel modo giusto contribuirebbero a formare un quadro complessivo. Mi accontento di metterle a disposizione, magari prima o poi ritroverò il gusto di ricoporre questo mosaico.
1) I miei alunni di prima media (e non solo) non sono in grado di disegnare le mediane e/o le altezze di un triangolo di cartoncino. "Nemmeno io" direbbero molti adulti. Certo, detto così pare difficile. Ma si tratta semplicemente di fare un triangolo in cartone e di tracciare tre righe che dai vertici raggiungano la metà del lato opposto o che formino angoli retti con quel lato. Suona già più facile, vero? Ho proposto questi esercizi dopo aver fornito definizioni, esempi alla lavagna, aver dettato le istruzioni (la ricetta, insomma) e guardato più volte insieme a loro le figure del libro. Risultati patetici: le perpendicolari formavano angoli di ogni genere meno che retti, le mediane dividevano i lati in parti vistosamente ineguali. Dopo essere passata tra i banchi stile maestrina con la penna rossa e aver commentato e corretto i maledetti triangolini, ho invitato i ragazzi a rifare l'esercizio e ho ottenuto… risultati fotocopia dei precedenti. Come se non avessi parlato.
2) La mia collega di lettere ha letto con gli alunni della mia classe seconda una paragrafo introduttivo di storia. Dieci righe che non comunicavano informazioni nuove, si limitavano a riassumere osservazioni del capitolo precedente. Le parole di significato ignoto alla stragrande maggioranza della classe erano più di una per riga. A non conoscerle, oltre ai ragazzi di madrelingua non italiana erano italiani veraci. Da studi ormai già antichi, se un breve capitolo contiene più di cinque parole veicolanti significati NUOVI l'alunno non comprende più il significato complessivo del testo. In queste dieci righe non c'erano nuovi concetti...
3) Gli studenti delle superiori della zona dove insegno (primissima cintura di Torino), a detta di alcuni loro docenti, non individuano relazioni di causa-effetto e se la cavano male anche con l'orientamento temporale (quale avvenimento è venuto prima, in quale secolo, prima o dopo Cristo?) Eppure queste relazioni sono obiettivi di attività didattiche mirate sin dalla scuola dell'infanzia...
4) Il numero di studenti che presentano DSA (disturbo di apprendimento specifico come la dislessia, la discalculia, difficoltà gravi di ordine logico) è in notevole aumento, tipo uno per classe. "Eh va be'. si tratta di alunni diversamente abili (già definiti disabili, e prima ancora, portatori di hc)…" direte. No, sono soggetti che presentano appunto DSA pur avendo ottenuto punteggi medi "normali", in vari test specifici che i profani chiamerebbero di "intelligenza". Un tempo erano una percentuale bassissima. Forse una volta non venivano diagnosticati. Forse venivano indicati come disabili. Forse oggi è molto meno dispendioso classificarli DSA (per loro non sono previsti insegnanti di sostegno quindi allo stato non costano una lira) e lasciarli completamente a carico degli insegnanti di classe. Forse, invece, qualcosa - nelle esperienze pregresse di questi ragazzi - li ha resi più vulnerabili a questo genere di disturbi.
5) Pare, da recenti studi, che vi sia un legame stretto tra disturbi come la dislessia, la carenza di logica ecc. e la mancanza di esperienze manuali, (noi diremmo operative), dei bambini in età prescolare. Come dire che se non hanno giocato con la terra, pasticciato con sassolini, cartoncini, colla, costruito cose con cubi e lego, poi mancherà loro un quid fondamentale.
Ora, io non mi faccio illusioni nè su di me nè sui miei colleghi. Ho conosciuto, nei tanti anni trascorsi insegnando, docenti incompetenti e poco sensibili, gente che, come tanti altri che svolgono lavori diversi, tira a campare. Però ho conosciuto anche tanti, davvero tanti, docenti che si danno l'anima per insegnare meglio. Seguono corsi (anche i troppi corsi inutili, "non si sa mai"), partecipano a progetti, discutono metodologie, risultati e modi di valutare con altri colleghi. Nella mia scuola un gran numero di docenti è attualmente coinvolto in attività di questo genere. Come ho detto l'altra sera, in preda allo sconforto: NOI (la maggioranza di noi, almeno) DIVENTIAMO SEMPRE MIGLIORI a insegnare. D'altra parte facendo il medesimo lavoro per decine di anni, tutti o quasi migliorano almeno un po'. E poi ci sono i "giovani". Potrà sembrare incredibile ma esistono giovani laureati che scelgono di insegnare. Non accettano il lavoro come ripiego, vorrebbero farlo bene. Ovviamente grazie alle forbicione di Tremonti e allo zampino del gatto Gelmini molti di loro sono stati buttati fuori dalla scuola, ma posso dire con soddisfazione che qualcuno resiste. Esiste, anzi. Così, mediamente noi miglioriamo.
Ma loro, gli alunni, continuano a "PEGGIORARE".
Vorrei illudermi che sia soltanto la mia ottica distorta di insegnante veterana a crederlo.
Ma temo che non sia così.
3 commenti:
Silvia,
mi hai spaventato. Mi sono permesso, e scusa se l'ho fatto senza chiedere prima il permesso, di postare il link a questo post ad una mailing list di amici che vivono prevalentemente all'estero (ma non solo). Vorrei davvero capire se è una tendenza generale o meno.
Sono uno degli amici virtuali citati da Piotr.
Io insegno all'università, e anche da noi la tendenza al degrado e' chiara e netta. Qui da noi si accusano le statistiche del Bac, per tenere le statistiche alte si abbassa il livello scolare.
Per me, trattasi della semplice e ciclica decadenza delle civiltà.
probabilmente hai ragione, Stefano. È degrado: del lessico (che nei quartieri come quello dove insegno - è sempre più povero), della capacità di comprendere testi e consegne, di concentrarsi, di farsi domande. Insomma, di quelle abilità che consentono di decifrare il mondo.
Posta un commento