Con il passare degli anni, ho imparato ad accontentarmi: invece di sognare «Una stanza tutta per me» mi basterebbe un quaderno tutto per me, e una manciata di minuti da dedicare a… mah, alla ricerca della parola giusta per descrivere una sensazione, uno stato d'animo.
Marito e figlia mi regalano quaderni bellissimi (uno di loro vive a turno nella mia borsa) ma non possono compiere il miracolo di regalarmi più tempo. In pause lavorative sempre più brevi, quasi mai provo a scrivere una pagina di racconto, un'abbozzo di storia, uno straccio di recensione. Così, dopo una vita trascorsa senza mai scrivere versi, ho cominciato a coltivare la nobilissima arte dell'haiku.
Con grande sorpresa, ho scoperto che lo schema sillabico dello haiku, 5 - 7 - 5, è in assonanza con qualche luogo prima ignorato della mia mente: quando riesco a catturare l'immagine, le parole sbocciano già scandite. Il resto è un gran lavoro di lima e di pazienza, per perfezionare i versi, scegliere l'unica parola che abbia, non solo il numero esatto di sillabe, ma anche il colore e il suono «giusti».
Con grande sorpresa, ho scoperto che lo schema sillabico dello haiku, 5 - 7 - 5, è in assonanza con qualche luogo prima ignorato della mia mente: quando riesco a catturare l'immagine, le parole sbocciano già scandite. Il resto è un gran lavoro di lima e di pazienza, per perfezionare i versi, scegliere l'unica parola che abbia, non solo il numero esatto di sillabe, ma anche il colore e il suono «giusti».
Ormai è una sorta di gioco, e anche di mantra: mentre cammino piena di premura, o aspetto che il mezzo pubblico mi porti a destinazione, non sono più sola, ho il mio haiku da sistemare. Ormai, ho riempito pagine e pagine del quadernino di turno con i miei tentativi.
Provate a dare un'occhiata.
Prometto di essere parca, uno ogni tanto, non di più.
Provate a dare un'occhiata.
Prometto di essere parca, uno ogni tanto, non di più.
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