Prima di tutto voglio pagare un debito: questa serie di post è stata ispirata da un ottimo libro di divulgazione scientifica: Il libro dell'acqua, di Alok Jha. All'inizio pensavo di cavarmela con una recensione complessiva ma i dati forniti nei primi capitoli sono talmente inquietanti da spingermi a documentarmi ulteriormente e a informarvi delle mie ricerche.
Ovviamente sul singolo aspetto – aumento della temperatura media superficiale dei mari, acidificazione delle acque, scioglimento dei ghiacci polari ecc. – in rete e in letteratura si trovano tantissimi interventi, ma Jha ha il grande merito di giustapporli e condensarli chiaramente in poche decine di pagine. E la lettura preoccupa.
Ovviamente sul singolo aspetto – aumento della temperatura media superficiale dei mari, acidificazione delle acque, scioglimento dei ghiacci polari ecc. – in rete e in letteratura si trovano tantissimi interventi, ma Jha ha il grande merito di giustapporli e condensarli chiaramente in poche decine di pagine. E la lettura preoccupa.
Ero quindi risoluta a raccontare le conseguenze dei guai precedenti su attività umane come la pesca, quando casualmente mi è caduto l'occhio su un paio di dichiarazioni sul riscaldamento globale di un esperto qualificato: Mr Trump. Sì, proprio lui, Il Donald, l'uomo che non si lascia mai scappare un'occasione per fare dichiarazioni imbarazzanti.
Non ho saputo resistere alla possibilità di dargli torto, ma la mia coscienza ecologica si sente malissimo, perché adesso so.
L'innalzamento dei mari
Se ne parla tanto, tutti abbiamo letto o sentito le fosche previsioni, persino il Donald, che in un tweet del 2012 ne aveva dato la colpa ai cinesi:
“Il concetto di riscaldamento globale è stato creato da e per i
cinesi, allo scopo di rendere la produzione degli Stati Uniti non
competitiva”
Il 2 Gennaio 2014 comunque fornì una spiegazione alternativa del fenomeno:
This very expensive
GLOBAL WARMING bullshit has got to stop. Our planet is freezing, record
low temps, and our GW scientists are stuck in ice.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump)
Insomma, perché preoccuparci? Il riscaldamento globale è una costosa palla: il pianeta si sta raffreddando e tra poco i ricercatori che la sostengono saranno congelati come i bastoncini di pesce.
Se però voi, come me, vi ostinate a non prendere sul serio queste perle di saggezza sarete probabilmente disposti a riflettere sui dati che seguono.
Negli ultimi cento anni,
il tasso d'innalzamento del livello degli oceani è stato il più
veloce dei 27 secoli precedenti. Lo evidenziano due diversi studi
pubblicati su PNAS, Proceedings of the National Academy of
Sciences, e riassunti sul sito Le scienze.it
in un articolo del 26 febbraio 2016.
Il primo studio, frutto di una collaborazione internazionale, presenta una ricostruzione delle variazioni del livello globale dei mari negli ultimi 3000 anni. Nell'era preindustriale il livello globale oscillava di + 8 cm circa, con un calo sensibile tra i secoli XI e XV, a causa di una diminuzione della temperatura media globale di 0,2 °C. Nel corso del XX secolo, invece, l'innalzamento è stato più rapido che nei precedenti 27 secoli, con una variazione di + 14 cm; simulazioni attendibili indicano che senza l'effetto serra antropico la variazione di livello dei mari sarebbe stata compresa tra – 3 cm e +7 cm.
Il primo studio, frutto di una collaborazione internazionale, presenta una ricostruzione delle variazioni del livello globale dei mari negli ultimi 3000 anni. Nell'era preindustriale il livello globale oscillava di + 8 cm circa, con un calo sensibile tra i secoli XI e XV, a causa di una diminuzione della temperatura media globale di 0,2 °C. Nel corso del XX secolo, invece, l'innalzamento è stato più rapido che nei precedenti 27 secoli, con una variazione di + 14 cm; simulazioni attendibili indicano che senza l'effetto serra antropico la variazione di livello dei mari sarebbe stata compresa tra – 3 cm e +7 cm.
Il secondo studio
combina per la prima volta simulazioni al computer e registrazioni
storiche per dedurre una relazione statistica tra aumento della
temperatura e incremento del livello dei mari, ottenendo così una
stima molto affidabile delle conseguenze del riscaldamento
climatico.
I possibili scenari ottenuti, codificati anche nel quinto rapporto dell'IPCC delle Nazioni Unite (di cui abbiamo già parlato nei post precedenti), corrispondono a diverse proiezioni dell'incremento della temperatura media globale tra il 2081 e il 2100 rispetto alla media delle temperature globali tra il 1986 e il 2005
I possibili scenari ottenuti, codificati anche nel quinto rapporto dell'IPCC delle Nazioni Unite (di cui abbiamo già parlato nei post precedenti), corrispondono a diverse proiezioni dell'incremento della temperatura media globale tra il 2081 e il 2100 rispetto alla media delle temperature globali tra il 1986 e il 2005
Scenari possibili |
Incremento medio di T° |
Intervallo di innalzamento dei mari nel 2100 |
1° scenario |
+ 1 °C |
28 cm – 56 cm. |
2° scenario |
+ 1,8 °C |
37 cm – 77 cm |
3° scenario |
+ 3,7 °C |
57 cm – 131 cm |
Previsioni V rapporto IPCC |
|
52 cm – 98 cm |
Previsioni IPCC in caso di drastica riduzione di emissioni di gas serra dovute ad attività umane |
|
28 cm – 61 cm |
Secondo l'ANSA
i dati sarebbero confermati anche dall'analisi di campioni di
ghiaccio prelevati in Antartide.
In un articolo del 27 agosto 2015 l'ANSA riporta dati satellitari ottenuti dai ricercatori Nasa sul possibile innalzamento dei mari. Il direttore della Divisione di Scienze Naturali della Nasa ha ricordato che sono a richio le case di 150 milioni di abitanti delle aree costiere basse, a non più di un metro sopra il livello del mare; si tratta soprattutto di aree asiatiche: Paesi poveri come il Bangladesh, ma anche città moderne come Tokyo e Singapore, che potrebbero essere interamente sommerse. Anche la Florida è a rischio: le strade di Miami sono già periodicamente allagate per le alte maree.
Surfisti lungo le strade allagate della Florida, vicino a Tampa, 2 settembre 2016 (fonte: Corriere della Sera) |
Qui per avere un'idea dell'entità del guaio italiano. I dati si riferiscono al 2100.
Negli ultimi 10 anni, stando ai satelliti della Nasa, l'Antartide ha perso in media
118 miliardi di tonnellate di ghiaccio all'anno; la calotta della
Groenlandia ne ha persi addirittura 303 miliardi di tonnellate.
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