Fra qualche mese una mia novella verrà pubblicata nella collana N&D. di CS-libri. Si tratta di un'opera di alcuni anni fa, scritta in qualche mese appena (un tempo molto breve per i miei ritmi) e scritta soprattutto in un periodo particolare: l'infanzia di mia figlia.
Riprendere in mano Sarà ieri (questo è il titolo che scelsi allora e che non so ancora se manterrò) è un'esperienza davvero curiosa.
Prima di tutto c'è la rete della memoria, che si solleva da acque profonde e riporta a galla i ricordi di allora: i momenti nei quali scrivevo, la concentrazione, le ore, quasi soltanto della domenica e del dopocena, che mi ritagliavo per scrivere facendo a turno con mio marito per tenere compagnia alla bambina o per cucinare. Rileggo le frasi di un tempo e ri-vedo che le immagini che allora "vedevo" per la prima volta, mentre le scrivevo. Rileggo e vedo lo schermo del PC di allora, il mio primo portatile, e la luce bassa della lampada... Rileggo e mi ritrovo a letto, prima di dormire, a immaginare come la storia sarebbe andata avanti. Questa revisione è una sorprendente esperienza di archeologia mentale. ,
Poi c'è la curiosità di "leggere"; ero convinta di ricordare perfettamente Sarà ieri, scena per scena e quasi frase per frase, e invece no, mentre rileggo leggo anche per la prima volta. Colgo, ora, sfumature che non credevo di aver scritto, e che quindi in un certo senso non ho scritto. Ma ora le vedo con lo sguardo del lettore, perché il tempo ha lavato via la patina di già letto di quei mesi. Non saprò mai se certe sfumature di un personaggio erano intenzionali o sono aggiunte ora dalla mia diversità, maturazione o che so io. E infine, ci sono due sensazioni opposte; la prima è una serena consapevolezza di poter fare liberamente qualunque cambiamento ritenga opportuno: è roba mia! Per chi, come me, ha fatto - con piacere - l'editing a diversi testi scritti da altri si tratta di una sensazione esaltante; nessuna richiesta di chiarimenti, nessun "timido suggerimento" per non urtare la sensibilità altrui, nessuna paura di prevaricare l'autore: mi sono data completa carta bianca e vado tranquilla!
La seconda sensazione è la consapevolezza esattamente contraria: posso cambiare una frase, renderla più "pulita", più nitida. Ma non posso renderla più chiara, meno/più ambigua. Cambiando qualcosa probabilmente dovrei cambiare tutto, scrivere una cosa diversa. Il testo, mi pare, ha un suo equilibrio, qualunque variazione significativa genererebbe una novella diversa. Insomma non sono affatto più libera, soltanto meno oppressa dalla richiesta di autorizzazioni.
Un'emozione sorprendente è poi riscoprire il personaggio di Bianca, la figlia della protagonista. Bianca ha esattamente l'età attuale di mia figlia Morgana, compariva qua e là senza essere parte vera alla vicenda, piuttosto viveva nei pensieri della madre, come avviene nella realtà. Scoprirla a distanza di anni come possibile proiezione della bimba di allora è davvero strano. Non è mia figlia, né voleva esserlo allora... eppure c'è qualcosa, echi, ombre, aure...
Di Sarà ieri non posso dire altro, ma da questa rilettura mi aspetto sorprese.
Diceva uno scrittore, vedi caso letto proprio allora, mentre scrivevo Sarà ieri:
Scrivendo onestamente l'autore scopre di sapere più cose di quanto credeva
Cito la frase a memoria, sicuramente l'avrò trasformata a mio uso e consumo, ma sono convinta della sua verità.
Riprendere in mano Sarà ieri (questo è il titolo che scelsi allora e che non so ancora se manterrò) è un'esperienza davvero curiosa.
Prima di tutto c'è la rete della memoria, che si solleva da acque profonde e riporta a galla i ricordi di allora: i momenti nei quali scrivevo, la concentrazione, le ore, quasi soltanto della domenica e del dopocena, che mi ritagliavo per scrivere facendo a turno con mio marito per tenere compagnia alla bambina o per cucinare. Rileggo le frasi di un tempo e ri-vedo che le immagini che allora "vedevo" per la prima volta, mentre le scrivevo. Rileggo e vedo lo schermo del PC di allora, il mio primo portatile, e la luce bassa della lampada... Rileggo e mi ritrovo a letto, prima di dormire, a immaginare come la storia sarebbe andata avanti. Questa revisione è una sorprendente esperienza di archeologia mentale. ,
Poi c'è la curiosità di "leggere"; ero convinta di ricordare perfettamente Sarà ieri, scena per scena e quasi frase per frase, e invece no, mentre rileggo leggo anche per la prima volta. Colgo, ora, sfumature che non credevo di aver scritto, e che quindi in un certo senso non ho scritto. Ma ora le vedo con lo sguardo del lettore, perché il tempo ha lavato via la patina di già letto di quei mesi. Non saprò mai se certe sfumature di un personaggio erano intenzionali o sono aggiunte ora dalla mia diversità, maturazione o che so io. E infine, ci sono due sensazioni opposte; la prima è una serena consapevolezza di poter fare liberamente qualunque cambiamento ritenga opportuno: è roba mia! Per chi, come me, ha fatto - con piacere - l'editing a diversi testi scritti da altri si tratta di una sensazione esaltante; nessuna richiesta di chiarimenti, nessun "timido suggerimento" per non urtare la sensibilità altrui, nessuna paura di prevaricare l'autore: mi sono data completa carta bianca e vado tranquilla!
La seconda sensazione è la consapevolezza esattamente contraria: posso cambiare una frase, renderla più "pulita", più nitida. Ma non posso renderla più chiara, meno/più ambigua. Cambiando qualcosa probabilmente dovrei cambiare tutto, scrivere una cosa diversa. Il testo, mi pare, ha un suo equilibrio, qualunque variazione significativa genererebbe una novella diversa. Insomma non sono affatto più libera, soltanto meno oppressa dalla richiesta di autorizzazioni.
Un'emozione sorprendente è poi riscoprire il personaggio di Bianca, la figlia della protagonista. Bianca ha esattamente l'età attuale di mia figlia Morgana, compariva qua e là senza essere parte vera alla vicenda, piuttosto viveva nei pensieri della madre, come avviene nella realtà. Scoprirla a distanza di anni come possibile proiezione della bimba di allora è davvero strano. Non è mia figlia, né voleva esserlo allora... eppure c'è qualcosa, echi, ombre, aure...
Di Sarà ieri non posso dire altro, ma da questa rilettura mi aspetto sorprese.
Diceva uno scrittore, vedi caso letto proprio allora, mentre scrivevo Sarà ieri:
Scrivendo onestamente l'autore scopre di sapere più cose di quanto credeva
Cito la frase a memoria, sicuramente l'avrò trasformata a mio uso e consumo, ma sono convinta della sua verità.
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