Jakob van de Kerkhoven |
È
nato prima l'uovo o la gallina?
Probabilmente
fu questa domanda impossibile a introdurmi, da piccola,
nell'universo del paradosso e del dubbio.
Da
allora ho scoperto che la realtà, così come noi la conosciamo
attualmente, pone molte domande alle quali è – se non impossibile
– almeno estremamente difficile dare una risposta certa. La
scienza le definirebbe domande ingenue, poste da anime semplici e non
addette ai lavori, domande alle quali è possibile dare risposte
matematiche oppure parziali. Domande come queste: posto che il nostro
universo non sia stazionario, quanti big bang (e big
crunch) precedettero quello l'ha generato? Oppure, accettando
l'esistenza degli universi paralleli, «dove» dovrebbe collocarli
la nostra immaginazione E, limitandoci a una scala locale, quante
«Pangee» e derive dei continenti hanno preceduto la «nostra»?
Domande
ingenue, sicuro. Ma – oltre a una preparazione da docente di
scienze tuttologo e a una certa competenza biologica – io, come
tutti gli umani, possiedo una mente narrativa e ogni tanto me le pongo, se non altro per abbandonarmi alla lieve vertigine che mi
regalano.
«Non
si può rispondere!» – penso, dopo averle assaporate – ed è quasi un sollievo: immagino un'infinita teoria di universi schierati uno a fianco dell'altro e il
nostro, quello nel quale siamo imprigionati, perso da qualche parte, in mezzo a
loro. Poi penso a continenti sconosciuti che vanno alla deriva per poi riunirsi
e tornare a separarsi in una danza lunga centinaia di milioni di
anni. E uova da cui escono galline che depongono uova, da cui escono
altre galline...
Non
si può rispondere. Non è necessario rispondere. Va bene così.
LUCA |
Ma,
proprio adesso che ho un po' imparato ad accettare la
mancanza di risposte, ho scoperto – su Le Scienze 524, aprile 2012
– che la risposta c'è, almeno nel settore avicolo.
In principio fu l'UOVO, e non un uovo qualunque ma LUCA, il protuovo dal
quale si originarono tutti i viventi:
“L'ipotesi
più accreditata vede il formarsi primordiale di riboenzimi, cioè
molecole di RNA capaci di informazione genetica e contemporaneamente
dotate di attività catalitiche proprie di enzimi, a costituire un
organismo protovirale che chiamiamo Last, Universal Common
Ancestor (LUCA)”.
L'articolo
delle Scienze – un buon esempio di divulgazione seria ma divertente
firmato da Manuela Monti e Carlo Alberto Redi, rispettivamente del
Policlinico San Matteo e dell'Università di Pavia – parte da LUCA
per divagare sulle peculiarità di uova di ogni genere, passate e
presenti – da quelle di dinosauro a quelle di colibrì – sui loro pregi alimentari e sul loro utilizzo in modi molto differenti
da quelli che potrebbe immaginare un cuoco, spingendomi a cercare
altre informazioni in Rete. Il mio io docente si è subito entusiasmato, progettando di tenere all'inizio del prossimo anno scolastico una lezione sul tema, ma con gli anni ho imparato a non buttare via niente, così ho pensato di trasferire il risultato delle mie letture sul blog: divulgare è ciò
che faccio per vivere e che amo fare, un modo obliquo di parlare di
me e delle mie passioni senza espormi troppo, che mi permette di unire il
mio lavoro con il piacere che provavo dando consigli di lettura in
libreria o sulla rivista.
Ma è tempo di cominciare.
Ma è tempo di cominciare.
Uova smisurate
Se oggi volete vedere un uovo veramente grosso dovete cercare uno struzzo femmina, farvela amica e chiederle il permesso di esaminare il suo. La struzza può esserne fiera: le sue uova sono attualmente le più grandi, alte fino a 18 cm, con un diametro che può raggiungere i 15 cm e un peso che varia tra 800 e 1500 g! Il loro guscio è talmente duro da sopportare il peso di un uomo adulto. Sono più piccole delle uova più grandi deposte dai dinosauri, loro stretti parenti estinti, che al massimo potevano essere grandi come palloni da calcio (diametro ci circa 22 cm e volume di 5 o 6 litri), ma abbastanza impressionanti. Fino a qualche secolo fa, però, avreste potuto avere il privilegio di osservare le uova terrestri più grandi in assoluto, capaci di sbaragliare anche quelle dei grandi sauri del mesozoico: quelle deposte da Aepyornis maximus, un uccellone del Madagascar ormai estinto.
L’Aepyornis, anche chiamato uccello Roc nei racconti delle Mille e una notte e nel Milione di Marco Polo (nei quali però figurava come volatore) e definito in malgascio Vouron Patra (uccello delle paludi) è l'uccello più grosso mai esistito, capace di produrre uova da 9 litri, alte 33 cm e pesanti oltre 10 kg; per abbracciarle avreste dovuto formare un cerchio di 90 cm di circonferenza. Parlando da ingegneri, queste super uova, che valevano 200 uova di gallina, erano al limite strutturale: uova appena più grandi avrebbero avuto scambi gassosi insufficienti (volume troppo grande per la superficie – ve lo ricordate, vero, che la sfera è, a parità di volume il solido con superficie minore?) e, particolare ancora più importante, per stare insieme avrebbe dovuto avere un guscio troppo spesso perché il pulcinone riuscisse a romperlo dall’interno.
Al
capo opposto dello spettro, tra le uova attualmente deposte, l'uovo
di colibrì è uno dei più minuscoli, ma ovviamente esistono anche
le uova non deposte, quelle di mammifero, ad esempio, e tra queste
si piazzano bene le uova di topolino (7o micrometri) e quelle umane
(200 micrometri).
Questo
per dare alla biologia ciò che le spetta.
Parliamo un po' di noi
Nella
specie umana gli ovari, che noi chiamiamo solitamente ovaie, sono
costituiti da un milione circa di follicoli primordiali che
diminuiscono a 200-400 mila alla pubertà e ovuleranno solo in
400-500 nel corso della vita fertile di una donna.
Nell'ovario
umano, però, è presente anche una piccola percentuale di uova allo
stato staminale, e quindi capaci ancora di dividersi e maturare. Da studi recenti risulterebbe la possibilità di identificare e isolare
queste uova staminali, aumentando o ripristinando – in futuro –
la fertilità in donne quasi al termine del periodo fecondo.
Infatti,
nel luglio 2009, i ricercatori della Northwestern
University (Usa) sono riusciti
per la prima volta a far crescere cellule uovo umane in vitro a
partire da cellule immature. Di solito, invece, le uova vengono
prelevate dalle ovaie già mature, dopo settimane di terapie
ormonali, una pratica che non è possibile in caso di malattie gravi
della paziente.
Sempre recentemente è stato affrontato il problema delle malattie legate alle alterazioni del DNA mitocondriale: i mitocondri, organelli che effettuano la respirazione cellulare
ricavando energia dall'ossidazione delle sostanze nutritive, hanno un
DNA circolare distinto da quello del nucleo;
il genoma mitocondriale viene ereditato solo per via materna,
dall'oocita (ricordate, vero, la storia della «Eva mitocondriale»?) quindi se il DNA mitocondriale materno se presenta qualche difetto, anche i figli lo
ereditano; a oggi si conoscono circa 50
malattie causate
da alterazioni genetiche del Dna mitocondriale. Per
prevenirle un gruppo di ricercatori ha messo a punto il modo di impiantare nell'utero di una donna con DNA mitocondriale alterato oociti fecondati contenenti il DNA
dei genitori e il DNA mitocondriale sano di una terza donatrice. Le
implicazioni etiche della questione sicuramente faranno discutere.
ovulazione umana |
Uova
culturali
Ma l'uovo non è soltanto un'entità biologica, è un simbolo potente di rinascita e rinnovamento, comune a tutte le civiltà arcaiche. Per quanto riguarda i miti fondanti, ab ovo è un'espressione da prendere alla lettera: l’uovo cosmico simboleggia l’unità primordiale, la totalità perfetta e indivisa, la sua rottura coincide con la nascita dell’universo visibile.
Ma l'uovo non è soltanto un'entità biologica, è un simbolo potente di rinascita e rinnovamento, comune a tutte le civiltà arcaiche. Per quanto riguarda i miti fondanti, ab ovo è un'espressione da prendere alla lettera: l’uovo cosmico simboleggia l’unità primordiale, la totalità perfetta e indivisa, la sua rottura coincide con la nascita dell’universo visibile.
In
india, ad esempio, il pensiero induista attribuì all'Uovo cosmico
un valore enorme:
In
principio, in verità, questo mondo era acqua, null'altro che un mare
d'acqua. Le acque desiderarono, «Come possiamo propagarci?». Esse
infiammarono il proprio ardore, compiendo proprio questo gesto con
fervore. Raccogliendo la propria energia creatrice esse si
riscaldarono e si produsse un uovo d'oro.
Nella Chandogya Upanisad si descrive come dall’unità si passi alla molteplicità dell’universo visibile:
Il sole è il Brahman: ecco l'insegnamento. Ed ora la spiegazione: Al principio questo universo era Non essere. Esso divenne l'Essere. Si sviluppò. Divenne un uovo. Giacque per lo spazio d'un anno. Poi s'aperse. Le due metà dell'uovo erano una d'argento, l'altra d'oro. La metà d'argento è questa terra, quella d'oro è il cielo, la membrana esterna costituisce le montagne, la membrana interna le nubi e la nebbia. Le vene sono i fiumi, l'acqua della vescica è l'oceano.
Phanes |
Anche
una delle teogonie orfiche conferisce grande importanza all'Uovo,
generato dalle acque primordiali separate da cui nasce Phanes, il
Primogenito, «colui che brilla» e che rappresenta la comparsa
della luce sulla Terra.
Gli
Etruschi consideravano l'uovo almeno un simbolo di vita oltre la tomba,
come attestano le raffigurazioni tombali di banchetti nei quali i
commensali tengono in mano un uovo.
I greci consideravano ... basta ricordare il mito di Leda, sposa del re di Sparta che, fecondata da Zeus in forma di cigno darà alla luce Apollo e Diana.
I primi cristiani raffiguravano come metafora della Resurrezione un pulcino nell'atto di uscire dall'uovo, e nelle tombe dei martiri rinchiudevano forme ovoidali per alludere alla rinascita dopo la morte.
I greci consideravano ... basta ricordare il mito di Leda, sposa del re di Sparta che, fecondata da Zeus in forma di cigno darà alla luce Apollo e Diana.
I primi cristiani raffiguravano come metafora della Resurrezione un pulcino nell'atto di uscire dall'uovo, e nelle tombe dei martiri rinchiudevano forme ovoidali per alludere alla rinascita dopo la morte.
In
conclusione, il mito dell’uovo cosmico – nato in Mesopotamia – si è diffuso grazie alle conquiste territoriali, ai commerci, alle
migrazioni, verso il Mediterraneo, il nord Europa, il Mar Nero, e
l’India e successivamente in Cina, come attesta anche la
derivazione linguistica; all'accadico uwwu, cioè utero,
possono essere ricondotti il greco oon e oion e il latino ovum…
Per una
trattazione estesa dell'argomento cliccate qui
e leggete l'interessante articolo di Massimo Fongaro da cui ho tratto queste citazioni.
L'uovo cosmico compare anche nel Kalevala (il poema nazionale finlandese)
Il mito dell'uovo cosmico si trova anche in popoli lontanissimi tra loro, presso gli Inca, presso i Dogon e i Bambara dle Mali. Secondo i Likuba e i Likuala del Congo è simbolo di perfezione. essi dicono che «l'uomo deve sofrzarsi di assomigliare a un uovo.
Centro dell'Universo, esso racchiude nel suo guscio gli elementi vitali, come il vaso ermeticvamente chiuso contiene il composto dell'opera
che, «covato» nell'atanor, si sarebbe trasformato o trasmutato.
Mi rendo conto che potrei continuare a cercare e aggiungere riferimenti e significati senza mai esaurire l'argomento. Meglio tornare con i piedi sulla terra.
Uova da mangiare
L'uovo cosmico compare anche nel Kalevala (il poema nazionale finlandese)
Il mito dell'uovo cosmico si trova anche in popoli lontanissimi tra loro, presso gli Inca, presso i Dogon e i Bambara dle Mali. Secondo i Likuba e i Likuala del Congo è simbolo di perfezione. essi dicono che «l'uomo deve sofrzarsi di assomigliare a un uovo.
Nella letteratura medievale l'uovo di struzzo è simbolo cristiano della creazione e della nascita. A questa visione si rifà Piero della Francesca nella pala di S. Bernardino,
ponendo l'uovo di struzzo in uno spazio geometrico equilibrato e illuminato da una luce uniforme,
vero «centro e fulcro dell Universo». Nel dipinto, la conchiglia è simbolo di Maria, la nuova Venere, e della sua forza generatrice; l'uovo richiama la verginità della Vergine, fecondata dai raggi divini dello Spirito Santo.
Gli alchimisti si riferivano all'Uovo filosofico Centro dell'Universo, esso racchiude nel suo guscio gli elementi vitali, come il vaso ermeticvamente chiuso contiene il composto dell'opera
che, «covato» nell'atanor, si sarebbe trasformato o trasmutato.
Mi rendo conto che potrei continuare a cercare e aggiungere riferimenti e significati senza mai esaurire l'argomento. Meglio tornare con i piedi sulla terra.
Uova da mangiare
Anche
come cibo le uova sono state usate fin dall'antichità,
spesso con significati beneauguranti (è da lì che viene la nostra
tradizione delle uova di Pasqua). Comparivano già nella cucina egizia,
erano consumate dai Greci dell'epoca di Pericle, usate dai Romani
per cucinare salse e dolci, e servite a colazione. Le espressioni
latine ab ovo e de ovo usque ad mala
(ovvero «dall'uovo alla mela») indicano rispettivamente l'origine e la completezza di un'azione, e si ri
riferiscono alla tradizione di cominciare il banchetto con un uovo e
concluderlo con una mela.
Nel
Medioevo l'abitudine di consumare uova si diffuse sempre più, sia
per «legare» gli ingredienti sia come pietanza. Il problema di
conservare le uova anche nei periodi in cui le galline erano meno
prolifiche veniva risolto con pratiche e credenze di vario genere, ad
esempio quella di utilizzare uova di galline che erano state alla larga dal gallo per almeno un mese. Per impedirne
la disidratazione le uova venivano sepolte nella segatura, nella
cenere o nella sabbia, oppure immerse in olio o acqua e calce, o ancora impastate con cenere e acqua di mare o con grasso di
montone tiepido.
Nel
Rinascimento le uova venivano date da mangiare alle puerpere o ai
convalescenti: Riporto questa ricetta del cuoco di Martino V, papa dal 1417 al 1431:
Prendi erbe buone e aromatiche, come prezzemolo,
maggiorana, ruta, menta o salvia e simili, e pestale in un mortaio.
Poi prendi uova crude e formaggio fresco e mischiali con uva passa;
aggiungi zafferano, zenzero e altre spezie dolci assieme a burro
fresco.
Poi fai la pasta, stendila in un tegame unto, aggiungi l'impasto con altro burro e ricopri con altra pasta. Quando sarà cotto, cospargilo con zucchero e pinoli interi. E sarà ottimo per i cortigiani e le loro mogli.
Poi fai la pasta, stendila in un tegame unto, aggiungi l'impasto con altro burro e ricopri con altra pasta. Quando sarà cotto, cospargilo con zucchero e pinoli interi. E sarà ottimo per i cortigiani e le loro mogli.
Ma cos'è questo uovo?
Anche oggi consumiamo un gran numero di uova di gallina, che raramente mancano nei nostri frigoriferi e riempiono gli scaffali dei supermercati. Ma le conosciamo davvero?
Anche oggi consumiamo un gran numero di uova di gallina, che raramente mancano nei nostri frigoriferi e riempiono gli scaffali dei supermercati. Ma le conosciamo davvero?
Intanto
vediamo come sono fatte.
TUORLO
|
ALBUME
|
GUSCIO
|
|||
Composizione
|
Funzioni
|
Composizione
|
Funzioni
|
Composizione
|
Funzioni
|
Lipidi
29%
|
Tuorlo
formativo contribuisce a formare l'embrione
|
Acqua
90%
|
barriera
protettiva
e battericida
per
il tuorlo
|
Membrana
testacea
a
contatto con l'albume
|
Due
strati sottili che alla estremità ottusa si staccano formando
la camera d'aria
|
Proteine
16%
|
Tuorlo
nutritivo, assicura il nutrimento
|
proteine
10%
(glicoproteine, enzimi ) |
es. lisozima e avidina, en- trambi con azione antibatterica
|
Strato
calcareo (guscio vero e proprio)
|
Percorso
da pori che con- sentono scambi gassosi.
|
Lecitine
e colesterolo
5%
|
sali
minerali
sodio
potassio magnesio
|
cuticola
esterna,
molto sottile
|
impedisce
il passaggio di microorganismi attraverso i pori.
|
||
Glucosio
|
nutritiva
|
Ma quante uova consumiamo? E quante galline ovaiole sacrifichiamo al compito ingrato di mangiare e deporle nello spazio di un foglio a4? Troppe, direbbe un animalista:
Valori
annuali
|
Italia
|
UE
|
Mondo
|
Uova pro
capite
|
210
|
214
|
115
|
Uova
prodotte e consumate
|
13 miliardi
|
82,6
miliardi
|
700
miliardi
|
Galline
ovaiole allevate
|
50
milioni
|
400
milioni
|
6
miliardi
|
Settecento
miliardi di uova all'anno, messe in fila una dietro l'altra
formerebbero una striscia larga 4-5- cm e lunga 50 milioni di km, 1/3
della distanza Terra-Sole. E per raggiungere questo numero
incredibile ne consumiamo (compresa la produzione di pasta e dolci
ecc.) quasi 2 miliardi al giorno, tante da fare una frittata del
diametro di 70.000 km (dati federalimentare) .
Quando l'uovo non va cucinato
L'uovo, ricorda l'articolo delle Scienze, è «un fantastico laboratorio di
biologia molecolare» che, se proviene da animali transgenici, può sintetizzare nell'albume sostanze di pregio come l'interferone
umano, anticorpi capaci di combattere i tumori maligni: ad esempio, iniettando RNA messaggero per l'emoglobina di
coniglio in uova di Xenopus laevis (un rospo), è possibile ottenere
l'emoglobina in notevole quantità.
Negli
ultimi anni si è capito che l'uovo è in grado di riprogrammare
geneticamente i nuclei di cellule somatiche della propria specie o di
altre; uno degli utilizzi possibili è quello di iniettare nel citoplasma
dell'uovo un nucleo di una cellula somatica (ad esempio di tessuto epiteliale) ottenendo in pratica un vero zigote, cioè una cellula con il numero regolamentare di cromosomi della specie a cui appartiene la cellula somatica e totipotente (mentre le cellule epiteliali sono ormai specializzate). Da una simile cellula si potrebbe ottenere un clone del proprietario del nucleo.
Tenendoci alla larga dalla clonazione di esseri umani, questa possibilità potrebbe essere sfruttata per produrre animali da allevamento. Un'evenienza che a me suscita grandi dubbi etici al pensiero di quanto male trattiamo gli animali che alleviamo, ognuno unico dal punto di vista genetico. Figurarsi migliaia di cloni identici, sostituibilissimi.
Carne da macello, appunto.
Veniamo al sodo?
Tenendoci alla larga dalla clonazione di esseri umani, questa possibilità potrebbe essere sfruttata per produrre animali da allevamento. Un'evenienza che a me suscita grandi dubbi etici al pensiero di quanto male trattiamo gli animali che alleviamo, ognuno unico dal punto di vista genetico. Figurarsi migliaia di cloni identici, sostituibilissimi.
Carne da macello, appunto.
Veniamo al sodo?
Dopo tutto questo gran parlare di uova, che ne direste di una
bella frittata?
Molti anni fa, quando l'Italia riteneva la Scuola non solo un'istituzione per parcheggiare alunni e dopo un certo tempo congedarli forniti di attestati o diplomi, ma un luogo di convivenza civile nel quale famiglie, alunni
e personale scolastico potevano conoscersi a livello umano e sociale, la mia scuola organizzava cene o spuntini per
inaugurare il nuovo anno scolastico o per iniziare bene le vacanze di Natale. In uno degli ultimi incontri, la madre della mia alunna Adele portò una deliziosa frittata di
carciofi e visato il mio gradimento mi trascrisse la ricetta. Manco a dirlo persi il foglietto senza riuscire a cimentarmi. In rete ho trovato una ricetta molto simile e questa volta non mancherò di provare. Vediamo che frittata saremmo di in grado di combinare variando l'ingrediente principale
UOVA DI GALLINA | UOVA DI STRUZZO | UOVA DI ROC | UOVA DI COLIBRI |
200
|
10
|
1
|
30.000
|
600
carciofi
|
|||
300
cucchiai di aceto
|
|||
sale e prezzemolo
q.b.
|
|||
1,5 kg
parmigiano
|
|||
2 litri
di olio d'oliva
|
|||
dosi per
100 persone
|
È una frittata salutista, con poco olio, chi mi conosce sa che non poteva essere altrimenti, mi sono soltanto permessa di variare il numero di
commensali: è vero che ci sono i carciofi ma mezzo uovo a testa mi
sembrava un po' poco.
Per il prezzemolo e il sale e per ogni altra variante fate voi, io ho debuttato come biochimica, non come cuoca, e in laboratorio «quanto basta» è un'eresia.
A parte le dimensioni, sarà sicuramente una frittata per le grandi occasioni, pensate al prezzo dell'uovo di Roc…
Per
finire, dato che se ab ovo ci fu l'uovo, ormai prima di ogni uovo c'è
una gallina e dopo ogni uovo c'è una bestia allevata per nostra
comodità, date un'occhiata a questi siti.
A.
B.
Sono agghiaccianti? Sì. Praticano il ricatto morale? Forse. D'altra parte pare che per l'umanità il ricatto funzioni meglio del ragionamento pacato... Magari un pizzico di gusto per metter in scena l'orrido c'è. Ma l'orrido lo pratichiamo noi.
A.
B.
Sono agghiaccianti? Sì. Praticano il ricatto morale? Forse. D'altra parte pare che per l'umanità il ricatto funzioni meglio del ragionamento pacato... Magari un pizzico di gusto per metter in scena l'orrido c'è. Ma l'orrido lo pratichiamo noi.
Esagero?
No, non esagero. Cercando qua e là altre notizie curiose sulle uova
di ogni specie, mi sono imbattuta in questa «cosa» una via di mezzo tra la
bravata da bullo cretino e la «ideona»-business:
Perché
perdere tempo a colorare le uova sode tradizionali per la Pasqua?
Non sarebbe più bello regalare, al posto di un cestino di uova sode,
un cestino di pulcini variopinti? Ma certo, tanto più che la
pratica, illegale nella maggior parti dei Paesi, è semplicissima: o si inietta il colorante
direttamente nell’uovo, o si spruzza l’animale poco dopo la
nascita. Nonostante le rassicurazioni dei «produttori», i pulcini
sono sottoposti a un inutile stress (che si aggiunge ai tanti già
sopportati dagli animali che noi consumiamo) e non di rado
inghiottono parti del composto colorato. Inoltre, se (forse!) la
tintura sparisce entro quattro settimane, i pulcini non scompaiono:
dopo aver trascorso ore, forse giorni in uova di cioccolato (certo, a
qualcuno è venuto in mente anche questo) senza cibo e dopo aver
provocato la gioia dei bimbi, diventano ospiti scomodi, polli
sbiaditi che sporcano e disturbano, destinati a essere sfrattati nei
modi che tutti possiamo immaginare.
Conclusione
Velasquez la friggitrice di uova |
Dopo aver metabolizzato un numero non piccolo di saggi cartacei e siti e video sulle condizioni abominevoli di allevamento degli animali che finiscono in un modo o nell'altro nelle nostre pentole ho compreso che l'unica scelta eticamente coerente è quella di diventare vegetariani, anzi vegani. A fregarmi è la mia formazione da biologa revoluzionista: il ramo evolutivo su cui siamo seduti (o da cui pendiamo) è dedicato a primati onnivori che non hanno mai disdegnato di integrare la propria dieta con un po' di carne. Un po', non ogni giorno e di sicuro non a ogni pasto.
Al supermercato scruto, insieme a mia figlia vegetariana coerente, i codici delle confezioni di uova per comprare almeno quelle allevate a terra. Non
compro più il pollo. Le scatolette di tonno in dispensa mi tormentano, ma non sono ancora pronta a rinunciare completamente al cibo di origine animale. In rete ho scovato questo sito. Ovviamente, ammesso che mantenga davvero ciò che promette, non risolve affatto la questione.Intanto, milioni di galline producono decine di milioni di uova e alcune di esse, secondo il nostro comodo, saranno destinate a produrre pulcini impazienti di sgusciare. Per andare dove, poi? Mah.
3 commenti:
Un post bellissimo per le più svariate ragioni: per aver svelato l'arcano mistero sulla nascita dell'uovo e della gallina, per aver denunciato le pessime condizioni di detenzione delle galline da allevamento e l'orrore di quei pulcini colorati, per aver parlato di storia e di biologia e di molto altro.
Ti consiglio due post da leggere (non sono miei, quindi non arrabbiarti per la pubblicità):
- http://orlando-kokoro.blogspot.it/2011/04/e-nato-prima-luovo-ola-colomba.html
- http://orlando-kokoro.blogspot.it/2012/03/luovo-dipinto-e-luovo-di-cioccolato.html
Entrambi affrontano l'argomento uova da altri punti di vista, magari ti interessa dare un'occhiata!
Questo è il primo post tuo che leggo, mi piace il tuo stile!
@Romina Tamerici: grazie per il commento e grazie per i link che mi hai mandato e che leggerò senz'altro. Il mio interesse per l'uovo è nato per caso, leggendo l'articolo delle Scienze, poi, cercando in rete ho trovato un sacco di informazioni e mi sono appassionata. Come avrai visto, più che incostante, come blogger sono "sporadica": lascio passare mesi prima di scriverne uno, ma spero di riprendere a scrivere qualcosa con cadenza un po' più regolare. Spero che mi leggerai ancora. A presto
La frequenza non è la cosa più importante, lo sono i contenuti!
Spero di leggere presto un tuo post, ma non metterti fretta!
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