domenica 23 settembre 2012

A scuola di riciclo dai paguri

Come faccio ogni tanto la domenica, questa mattina sono andata a leggere in un parco vicino a casa. Stavo sfogliando le «Scienze» di settembre,  quando un titolo ha attirato la mia attenzione: La vita in un guscio di Ivan Chase. 
«Leggilo, è interessante», ha commentato il consorte, che si era appropriato della rivista prima di me. 
Detto, letto. Poiché insegno scienze, quell'articolo è stato una miniera di idee didattiche; la rivista sta già nella mia «postina» colorata (altro che triste «borsa dell'insegnante» di un tempo!), insieme ai compiti di scienze dei miei primini. 
La faccenda, però,  è abbastanza divertente e intrigante da condividerla. 

Dunque, avete presenti i paguri, quei granchi buffi che occupano le conchiglie lasciate libere da proprietari presumibilmente deceduti? Sono i protagonisti della storia raccontata da Chase, il quale ha avuto la flemma di andare su un tratto della spiaggia di Long Island frequentata dal Pagurus longicarpus, di gettare in mare un grosso guscio di lumaca e di aspettare. In capo a qualche minuto è arrivato un paguro, l'ha afferrata, l'ha esaminata rigirandosela fra le chele in cerca di falle e, soddisfatto dell'ispezione, di occuparla abbandonando la casa precedente, troppo stretta. Fino a  qui tutto normale. Ma subito dopo è arrivato un secondo paguro, più piccolo del precedente,   che ha ripetuto tutta la pantomima mollando il suo guscio per quello appena abbandonato dal suo cospecifico. Poi ne è arrivato un terzo, ancora più piccolo, e così via.
«Vi sembrerà strano ma fu uno dei miei momenti più felici come ricercatore», scrive Chase, e io gli credo.
 Comunque una sola osservazione non prova niente, quindi il ricercatore continuò a indagare con l'aiuto dei propri studenti, correlandone peso dei granchi, volume delle conchiglie e lunghezza della catena di scambi. 
La catena di scambio viene chiamata vacancy chain ed è detta asincrona se le conchiglie vuote vengono trovate in un secondo tempo, come nel caso che ho riferito (di solito non sono molto lunghe perché gli aspiranti inquilini devono essere già nei paraggi quando il primo paguro cambia alloggio); si chiama sincrona, invece, quando i soggetti sono già tutti presenti, come nelle catene iniziate da una lumaca predatrice,  che uccide e rimuove un'altra specie di lumaca la cui conchiglia è molto apprezzata dai paguri. In questo caso (più drammatico, ne convengo, ma anche più interessante) i paguri si riuniscono in attesa che l'assassina compia il suo delitto e si mettono in fila per ordine di grandezza, in modo che il successivo possa prendere la conchiglia del precedente, ottimizzando la procedura e guadagnando ognuno il giusto, perché ai paguri più piccoli non serve una villa come a quelli più grandi che stanno in cima alla lista d'attesa.
Picchio della coccarda
Non sono solo i paguri a utilizzare la vacancy chain, ma anche polpi, pesci, patelle, pesci pagliaccio, aragoste del Maine, picchi  ecc.,  che competono con altri cospecifici per occupare conchiglie, fessure fra le rocce, anemoni di mare, buchi nei tronchi d'albero…
 Anche noi umani siamo in grado di produrre vacancy chain. Ad esempio a causa della costruzione di nuovi appartamenti, che innesca una catena di traslochi da parte di inquilini alla ricerca di sistemazioni migliori; da varie ricerche in merito risulta che la catena media di traslochi riguarda 3,5 famiglie. Altri studi sono stati fatti per le situazioni più svariate: il pensionamento dei predicatori in numerose congregazioni religiose dava luogo a una catena di trasferimenti; idem avveniva in altre gerarchie come le forze di polizia, le forze armate e, ahimé, le gang criminali e le organizzazioni mafiose. Un esempio a cui probabilmente abbiamo partecipato tutti almeno una volta è l'acquisto a catena di auto usate: il primo della serie acquista un'auto migliore e vende la propria a un secondo,  ecc. 

L'aspetto più interessante di questa storia di paguri, pesci, predicatori e autisti è che a determinare la catena non sono tanto gli individui coinvolti, quanto la risorsa, che invariabilmente è molto ambita può essere occupata o posseduta solo da un individuo alla volta e diventa disponibile per altri non appena egli decide di liberarsene. Questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che un sacco di risorse che per noi non sono più preziose possono ancora esserlo per qualcun altro: è proprio questa differenza di valutazione a determinare la catena di scambi. 
La faccenda della catena mi fa venire in mente due piccole storie personali. 
La prima riguarda un vaso regalatoci in un ristorante giapponese. Ricevuto con grandi ringraziamenti e portato a casa, il vaso si era rivelato impossibile da amalgamare con il resto dell'arredamento. «Buttiamolo via» era stata la conclusione. Ma un regalo mica si può buttare così. L'avevo appena deposto con cura sul cassonetto dei vetri (dove non mi ero sentita di scaraventarlo) quando è arrivata una signora che,  a cenni e in un italiano stentato, mi ha chiesto se era «ancora buono». Avuta la mia rassicurazione, se l'è portato via soddisfatta. Se prima o poi lo regalerà a una terza persona avremo fatto la nostra vacancy chain, nella quale io avrò guadagnato un po' di spazio libero in casa e loro il vaso.
La seconda storia riguarda uno dei vicini di casa con cui purtroppo condivido i bidoni per la raccolta differenziata porta a porta. Spiace dirlo, ma  il signore possiede meno intelligenza sociale di un paguro e proprio non riesce nemmeno a concepire la bellezza simmetrica della vacancy chain, tanto che ci ha trattato da teppisti perché abbiamo deposto un divano letto doverosamente smontato accanto ai bidoni (dove non intralciava il passaggio), assicurando che avremmo immediatamente contattato l'Amiat. «Se ci danno una multa, la pagate tutta voi», ci ha minacciato. La notte stessa un gruppo di raccoglitori si è portato via il divano fino all'ultimo bullone, dando uno schiaffone morale al vicino tanto tirchio e succube dei regolamenti da non poter aspettare nemmeno il giorno dopo, togliendo a noi li disturbo di contattare l'Amiat e regalando il divano a loro stessi o qualche altro sconosciuto.
Come migliorare l'intelligenza sociale del vicino? Potrei  presentargli un paguro… Ma no, certi miracoli non riuscirebbero nemmeno a bestie così accorte.  

5 commenti:

Argonauta Xeno ha detto...

Ho sempre ammirato i paguri, oggi forse ho capito perché! Chissà se lo studio di queste simpatiche bestioline può aiutarci a sfruttare meglio le risorse. Mi ha fatto venire in mente il bookcrossing, dove uno può "liberare" un libro fino a che un altro non lo prende.

Argonauta Xeno ha detto...

Tra parentesi, ignoravo l'esistenza di lumache predatrici!

Romina Tamerici ha detto...

Bello questo discorso sui paguri! Mi sa che prima o poi, quando mi capiterà di insegnare scienze, lo tirerò fuori anch'io! Abbiamo tanto da imparare da questi animali e da tutti gli altri!

S_3ves ha detto...

@SX sì, sono davvero ingegnosi e questo loro sistema di «shellcrossing» (?) è efficientissimo. nemmeno io sapevo della lumaca assassina, sulle Scienze spiegano che agisce facendo un buco nella parte posteriore della conchiglia con la lingua, che è simile a una raspa. I paguri si radunano richiamati dai sali minerali liberati nell'acqua e aspettano che l'assassina abbia estratto la povera vittima.
Mi piace molto il tuo riferimento al bookcrossing. Ho visto qualche timido tentativo in proposito sugli autobus torinesi, ma… In Italia si legge poco, inoltre alle cose che non costano non si dà valore, forse non si notano nemmeno. Un libro trovato sarà di qualcuno che l'ha dimenticato. Vuoi mica fare la "figura" di prenderlo?!
Incrociando il tuo commento con quello di Romina ho pensato che potrei suggerire un bookcrossing a scuola. Sinceramento non penso che avrebbe successo, ma chissà, è giusto provare.

S_3ves ha detto...

@ Romina: io ho intenzione di leggere l'articolo ai miei alunni, semplificandolo un po'. In fondo è una bella storia e un esempio di riciclo così particolare dovrebbe valere più di una predica. E poi servirebbe a vivacizzare una di quelle micidiali ultime ore della mattinata, quando io sono ormai senza fiato e loro sognano solo la pastasciutta!

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