domenica 22 settembre 2013

Storie vere o verosimili? Quattro passi nell'ucronia

Gli incontri letterari di questa estate mi hanno suggerito riflessioni varie sul rapporto tra libro e lettore, tra libro e libro e, più in generale, tra storia e realtà. Il legame (e/o la libertà) che esiste tra una storia «inventata» e il reale è un tema che che ho cercato di declinare variamente in un paio di post che pubblicherò in questi giorni su questo sito. Continuerò anche in questo, per due buone ragioni, una strettamente personale, alla quale giungerò per gradi, l'altra di interesse narrativo, su cui vorrei spendere un po' di parole per risarcirvi del tempo che vi ruberò al termine del post.
Alle storie che leggiamo quasi mai chiediamo di essere «vere» (a meno di aver scelto di leggere un biografia), ma almeno verosimili, per poterci identificare almeno parzialmente nei personaggi. Il margine di «inventiva» narrativa tollerabile varia per ognuno di noi: alcuni non sopportano che la loro credulità venga sottoposta a eccessive pressioni, altri accettano di buon grado di sospendere il giudizio e non battono ciglio di fronte alle storie più fantastiche; ma anche fra gli amanti del fantastico alcuni (e io tra loro) non sopportano il fantasy meno sofisticato, quello in cui maghi, streghe, gnomi ed elfi impazzano senza regole e senza un metodo di indagine del reale, tanto che la storia scivola dal fantastico al meraviglioso.
Il tema non è dei più banali, e torna spesso a emergere (vedi ad esempio il post Quando Lovecraft collabora con Darwin in prossima uscita su LN, nel quale ho recensito due volumi letti questa estate).
Il tema del rapporto tra storia e realtà è il nodo centrale di un genere molto specifico di fantastico: l'ucronia.

L'ucronìa (anche detta storia alternativa, allostoria o fantastoria) è un genere di narratica fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale.

La definizione, molto generale, di Wikipedia, si richiama a un tipo di speculazione mentale molto famigliare a noi umani: siete ucronici almeno una volta al giorno, quando recriminate: «accidenti! Se fossi passata dalla strada più lunga, invece che da questa stupida scorciatoia, magari non avrei bucato la ruota e…». Può esserlo vostro figlio quando si giustifica: «Se Piero mi avesse suggerito, avrei preso 8 di storia invece che 5+ e…» o vostra suocera (Sua madre!) quando insinua serafica: «Pensa te, se Giovanni/a fosse andato/a in ferie con i cugini, invece che a Barcellona, non ti avrebbe conosciuto e…»
E… che cosa?
Già, che cosa sarebbe accaduto se…? Forse niente di importante: la ruota era già difettosa, avreste bucato comunque, Piero avrebbe suggerito sbagliato e vostro figlio avrebbe preso comunque 5+, e Giovanni/a vi avrebbe conosciuto in settembre a una festa in città. O forse no, sareste arrivati a casa senza bucare, con quindici minuti di anticipo, giusto in tempo per litigare con il/la consorte o per assistere a una rapina, o per incontrare l'amore di una vita. Vostro figlio avrebbe preso 8/9 si sarebbe appassionato alla storia, laureandosi con lode e facendo una favolosa carriera accademica (all'estero, ovviamente!) e Giovanni/a in ferie con i cugini avrebbe capito che era preferibile una vita da single.
Ecco, l'ucronia vive di questi «se», dei bei SE cospicui che innescano effetti valanga. SE Costanza d'Altavilla avesse potuto scegliere la vita monastica, come pare volesse fare, non ci sarebbe stato alcun Federico II (il che sarebbe stato davvero un peccato) e la storia del XIII secolo e oltre sarebbe nettamente cambiata.
L'ucronia che indaga su un futuro alternativo a partire dalla sorte di un preciso personaggio storico è sicuramente interessante ma talvolta poco convincente, perché spesso il personaggio coagula semplicemente una tendenza storico-sociale già forte nell'epoca in cui ha/avrebbe vissuto, e quindi l'ipotetico futuro del suo tempo (che in realtà è un passato per noi lettori) potrebbe non cambiare in maniera radicale.

Spartachisti dietro le barricate a Berlino

Più rare ma più interessanti, almeno secondo il mio punto di vista, sono invece le speculazioni ucroniche che riguardano fenomeni o processi collettivi. Ad esempio, che cosa sarebbe accaduto se la rivoluzione comunista, fosse avvenuta in Germania nel 1919 (come non è accaduto, per un pelo, ma questo lo sanno in pochi) oltre che in Russia nel 1917?
Bella ipotesi, vero? Chissà che cosa sarebbe potuto accadere?
Be' io lo so. Lo so perché ho letto (anzi ne ho lette un paio di versioni) un romanzo di ucronia intitolato UKR che, guarda caso, studia proprio questa possibilità. L'ha scritto Massimo Citi ed è stato appena pubblicato in e-book presso il sito DUDAG 

I personaggi del romanzo vivono in Germania e in Italia in anni ormai molto lontani dallo snodo che ha creato un mondo alternativo al nostro, precisamente gli anni Ottanta, altro periodo «topico» della storia italiana ed europea.
Vi consiglio di leggerlo, vle davvero la pena di scoprire come l'autore ne immagina le differenze – e le somiglianze – con il passato che noi conosciamo.

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