Gli
incontri letterari di questa estate mi hanno suggerito riflessioni
varie sul rapporto tra libro e lettore, tra libro e libro e, più in
generale, tra storia e realtà. Il legame (e/o la libertà) che
esiste tra una storia «inventata» e il reale è un tema che che ho
cercato di declinare variamente in un paio di post che pubblicherò in questi giorni su questo sito.
Continuerò anche in questo, per due buone ragioni, una strettamente
personale, alla quale giungerò per gradi, l'altra di interesse
narrativo, su cui vorrei spendere un po' di parole per risarcirvi del
tempo che vi ruberò al termine del post.
Alle
storie che leggiamo quasi mai chiediamo di essere «vere» (a meno di
aver scelto di leggere un biografia), ma almeno verosimili, per
poterci identificare almeno parzialmente nei personaggi. Il margine
di «inventiva» narrativa tollerabile varia per ognuno di noi:
alcuni non sopportano che la loro credulità venga sottoposta a
eccessive pressioni, altri accettano di buon grado di sospendere il
giudizio e non battono ciglio di fronte alle storie più fantastiche;
ma anche fra gli amanti del fantastico alcuni (e io tra loro) non
sopportano il fantasy meno sofisticato, quello in cui maghi,
streghe, gnomi ed elfi impazzano senza regole e senza un metodo di
indagine del reale, tanto che la storia scivola dal fantastico al
meraviglioso.
Il
tema non è dei più banali, e torna spesso a emergere (vedi ad
esempio il post Quando
Lovecraft collabora con Darwin in prossima uscita
su LN, nel quale ho recensito due volumi letti questa estate).
Il
tema del rapporto tra storia e realtà è il nodo centrale di un
genere molto specifico di fantastico: l'ucronia.
L'ucronìa
(anche detta storia alternativa, allostoria
o fantastoria) è un genere di narratica
fantastica basata sulla premessa generale che la storia del mondo
abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale.
La
definizione, molto generale, di Wikipedia, si richiama a un tipo di
speculazione mentale molto famigliare a noi umani: siete ucronici
almeno una volta al giorno, quando recriminate: «accidenti! Se fossi
passata dalla strada più lunga, invece che da questa stupida
scorciatoia, magari non avrei bucato la ruota e…». Può esserlo
vostro figlio quando si giustifica: «Se Piero mi avesse suggerito,
avrei preso 8 di storia invece che 5+ e…» o vostra suocera (Sua
madre!) quando insinua serafica: «Pensa te, se Giovanni/a fosse
andato/a in ferie con i cugini, invece che a Barcellona, non ti
avrebbe conosciuto e…»
E…
che cosa?
Già,
che cosa sarebbe accaduto se…? Forse niente di importante: la
ruota era già difettosa, avreste bucato comunque, Piero avrebbe
suggerito sbagliato e vostro figlio avrebbe preso comunque 5+, e
Giovanni/a vi avrebbe conosciuto in settembre a una festa in città.
O forse no, sareste arrivati a casa senza bucare, con quindici minuti
di anticipo, giusto in tempo per litigare con il/la consorte o per
assistere a una rapina, o per incontrare l'amore di una vita. Vostro
figlio avrebbe preso 8/9 si sarebbe appassionato alla storia,
laureandosi con lode e facendo una favolosa carriera accademica
(all'estero, ovviamente!) e Giovanni/a in ferie con i cugini avrebbe
capito che era preferibile una vita da single.
Ecco,
l'ucronia vive di questi «se», dei bei SE cospicui che innescano
effetti valanga. SE Costanza d'Altavilla avesse potuto scegliere la
vita monastica, come pare volesse fare, non ci sarebbe stato alcun
Federico II (il che sarebbe stato davvero un peccato) e la storia del
XIII secolo e oltre sarebbe nettamente cambiata.
L'ucronia
che indaga su un futuro alternativo a partire dalla sorte di un
preciso personaggio storico è sicuramente interessante ma talvolta
poco convincente, perché spesso il personaggio coagula semplicemente
una tendenza storico-sociale già forte nell'epoca in cui ha/avrebbe vissuto, e
quindi l'ipotetico futuro del suo tempo (che in realtà è un passato per noi lettori) potrebbe non cambiare in maniera radicale.
Spartachisti dietro le barricate a Berlino |
Più rare ma più interessanti, almeno secondo il mio punto di
vista, sono invece le speculazioni ucroniche che riguardano fenomeni
o processi collettivi. Ad esempio, che cosa sarebbe accaduto se la
rivoluzione comunista, fosse avvenuta in Germania nel 1919 (come non
è accaduto, per un pelo, ma questo lo sanno in pochi) oltre che in
Russia nel 1917?
Bella
ipotesi, vero? Chissà che cosa sarebbe potuto accadere?
Be'
io lo so. Lo so perché ho letto (anzi ne ho lette un paio di
versioni) un romanzo di ucronia intitolato UKR che, guarda
caso, studia proprio questa possibilità. L'ha scritto Massimo Citi
ed è stato appena pubblicato in e-book presso il sito DUDAG
I
personaggi del romanzo vivono in Germania e in Italia in anni ormai
molto lontani dallo snodo che ha creato un mondo alternativo al
nostro, precisamente gli anni Ottanta, altro periodo «topico» della
storia italiana ed europea.
Vi consiglio di leggerlo, vle
davvero la pena di scoprire come l'autore ne immagina le differenze –
e le somiglianze – con il passato che noi conosciamo.
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