Questo
post ha una storia strana. Non è nato dalla lettura di un romanzo o
di un saggio ma da una piccola piacevole
esperienza estiva.
Ho
trascorso una serena – anche se umida e piovosa – estate in
montagna, facendo lunghe passeggiate nei boschi in compagnia del consorte e
di Mirra, la mia compagnuccia canina. Siamo un trio collaudato,
ormai: la cana bada a se stessa e ficca il muso fra i cespugli alla
ricerca di mirtilli (pochissimi quest'anno), more e lamponi. Noi
pure, e al bottino aggiungiamo eventuali funghi. Gesti parchi, parole poche e
tanto silenzio.
Ragni
e ragnatele sono incontri abituali, tanto che abbiamo soprannominato
uno dei nostri boschi preferiti «bosco dei ragni»; una
mattina, nella pausa tra un paio di rovesci di pioggia, ho notato
tantissime tele di ragno splendenti di gocce di pioggia. Non è
uno spettacolo insolito, lo so. Ma quel giorno mi è parso
particolarmente bello e io ero abbastanza in pace con me stessa da
dedicare tempo ad ammirarlo. Ho anche tentato di fotografarne
alcune, con esiti rudimentali, di cui sono stata abbastanza
soddisfatta fino al momento in cui, in rete, ho cercato altre
immagini.
Va
beh, sono molto meno di un fotografo dilettante. Ma sono le mie
ragnatele. Quelle dei ragni che ho conosciuto io, ecco.
Esplorando la rete alla ricerca di tele ho rintracciato informazioni e curiosità abbastanza interessanti da ripagare il mio tempo e da scriverci un post.
Tranquilli, aracnofobi!
Antonio Ligabue: Tigre con ragno, 1953 |
So
per certo che anche tra i pochi che mi leggono ve ne sono, se non
altro perché le percentuali danno in proposito valori abbastanza
elevati: solo il 3 – 7 % degli individui provano fobie molto gravi verso gli aracnidi ma circa
il 50% delle donne ed il 18% degli uomini manifesta una
generica «attivazione fisiologica» alla presenza di un ragno. La
mia nonna faceva sicuramente parte della prima categoria, tanto che
un semplice opilione la trasformava più o meno in una statua di sale. Ma, per giustizia, i tanto vituperati ragni dovrebbero almeno godere della stima di fobici di altro genere, come la mia amica che, terrorizzata
dalle vespe, li considera vere e proprie armi di difesa biologiche.
Però, aracnofobi, le parole non zampettano qua e là e non tessono tele, quindi non fuggite ma continuate a leggere: vorrei, con la mia
prosa pacata e venata di sincero entusiasmo, se non convincervi che «ragno
è bello» almeno che i ragni sono fantastici
ingegneri e mirabili tessitori.
Proviamo?
C'è
seta e seta
Innanzitutto
ogni tela di ragno è composta di seta.
Le
sete sono una categoria di sostanze formate per circa il 50% da un
polimero proteico denominato fibroina.
E in due righe e mezza abbiamo già messo molta carne al fuoco.
Un polimero
è una macromolecola, ovvero una molecolona
costituita da un gran numero di gruppi molecolari più piccoli
(unità) legati «a catena» in maniera sempre uguale.
In realtà, una
proteina non è un vero polimero, perché le sue unità (gli
aminoacidi) non sono tutte uguali, ma di una ventina di tipi diversi;
l'amido delle patate o del riso, quello sì che è un vero polimero,
fatto tutto di glucosio: glucosio-glucosio-glucosio-glucosio-....
Ma
nelle sete gli aminoacidi sono principalmente glicina, alanina e
serina (il modo in cui si alternano determina il tipo di seta, ma
ciascun tipo di tela ha la propria struttura aminoacidica. Nella sete
che compongono le tele dei ragni l'altro 50% è costituito da
pirolidina, potassio idrogeno-fosfato e potassio nitrato. La
pirolidina è estremamente igroscopica (cioè assorbe moltissima acqua), il potassio idrogeno-fosfato
rende la tela acida e il potassio nitrato è un forte antibatterico.
Insieme queste tre componenti fanno sì che la ragnatela, pur
essendo proteica (e quindi assimilabile da altri organismi) non venga attaccata da
batteri e funghi.
E
già questo non è poco. Ma c'è molto di più.
Una
tela di ragno è costituita da due tipi di seta. Un primo tipo di
filamento, rivestito da un liquido ghiandolare vischioso, serve al
ragno per intrappolare gli insetti. Il secondo è composto da un
particolare tipo di seta chiamata dragline
(filo teso)
ed è un vero portento naturale, studiato da molti ricercatori per la
sua flessibilità, l'elasticità e la resistenza.
Questo filo ha una resistenza alla pressione 6 volte maggiore di
quella dell'acciaio.
Ma
vah! Se basta un dito per rompere la tela!
Vero, ma la tela non è densa come l'acciaio; a dimensione molecolare, tra i
fili vi sono enormi spazi vuoti. Quello che conta è il rapporto tra carico di
rottura e densità, e questo valore per la dragline di ragno è circa 4 volte
maggiore di quello di una fibra sintetica come il nylon.
La
seta dragline è costituita da due polimeri proteici simili ma
non identici, con molte sequenze ripetute, ricche in alanina,
glicina, glutamina e prolina; a una delle estremità dei polimeri sono presenti circa 100 residui amminoacidici non ripetuti e
altamente conservati durante l'evoluzione (segno che sono talmente
funzionali da non essere rimpiazzabili in maniera casuale da altri aminoacidi inseriti per errore) .
Qui
occorre aprire una parentesi: La ragnatela non è una struttura
continua e la sua resistenza non può essere semplicemente paragonata
all'elasticità lineare dei materiali continui; ad esempio,
l'acciaio per molle – materiale continuo – segue una legge
lineare e la sua forza è proporzionale allo spostamento
(lineare-elastica); nel ferro e negli acciai più duttili, invece la
forza è proporzionale allo spostamento fino a un valore critico
oltre al quale lo spostamento cresce a forza costante
(elasto-plastica). Il segreto di un materiale non continuo come la
ragnatela sta nel comportamento «iper-elastico» del filo di seta.
Il
filo
A
produrre le sete provvedono alcune ghiandole presenti all'interno
dell'opistosoma dei ragni. Se ne conoscono sette tipi diversi,
collegate con le ghiandole da dotti sottilissimi (che variano da due
a cinquantamila); ogni subordine di ragni ne possiede solo alcune,
di solito tre paia, ma alcuni ne possiedono solo uno e altri anche
quattro. Quando la seta è emessa all'esterno passa dallo stato
liquido a quello solido.
Per
avere informazioni molto dettagliate e belle immagini sulla
struttura della seta e delle filiere cliccate qui.
La
tessitura
E
ora vediamo com'è fatta una ragnatela, ad esempio quella del ragno
crociato.
Innanzitutto
c'è filo e filo: ci sono i cavi portanti radiali che hanno un ruolo
strutturale e non sono appiccicosi e quelli circonferenziali che
compongono la spirale, che sono appiccicosi e strutturalmente
diversi dai primi e da quelli usati per ancorare la tela al
substrato. Inoltre i fili di cattura possono essere semplicemente
adesivi o anche adesivi lanuginosi. Inoltre le classiche ragnatele a
foglio, cioè semplicemente bidimensionali, hanno al di sopra degli
agglomerati informi di seta che servono sia per disorientare
l'insetto, sia per proteggere il ragno da predatori come vespe e
piccoli uccelli.
Le
varie famiglie di ragni sostruiscono tele differenti: a foglio, a
groviglio, a imbuto, a spirale… Per vederne le immagini potete
cliccare qui
Il
ragno al lavoro
Il
ragno scende in caduta libera da un cavo che diventerà il punto di
partenza della costruzione. Giunto al punto giusto il ragno si lascia
dondolare al vento e quando gli arriva a tiro un altro buon punto di
ancoraggio fissa il suo cavo all'albero o al substrato che dovrà
reggere la tela. Quando i cavi portanti sono fissati il ragno
comincia a intrecciare i fili appiccicosi e dà forma alla
costruzione.
Per vedere un ragno al lavoro cliccate qua.
Il
nostro ingegnoso ingegnere è in grado di costruire una tela già a
due settimane dalla nascita, prima che il suo SNC (sistema nervoso
centrale) sia completamente sviluppato.
Ma
perché sgobbare tanto?
La
ragnatela è una risorsa molto duttile per i ragni che ne
costruiscono per vari scopi: la più nota è la cattura delle prede.
I ragni che le costruiscono sono molto sensibili alle vibrazioni e
localizzano velocemente le prede che si dibattono nella seta
appiccicosa, quindi provvedono a pungerle con i cheliceri velenosi e
poi a ricoprirle di fasce di seta per immobilizzarle. Poi le
consumano o le conservano per un pasto successivo. Ma la seta serve
anche a foderare i nidi dove i ragni sverneranno, a costruire specie
di vele per sfruttare il vento e spostarsi anche per decine e
centinaia di chilometri, a conservare le uova e,
prima ancora, a condurre a buon fine il corteggiamento della femmina,
offrendo prede incartate in una tela apposita. (Qui per vedere foto davvero suggestive).
Il
ragno non butta via niente
La
produzione delle sete è molto dispendiosa e comunque, dopo qualche
giorno, i fili adesivi perdono la loro vischiosità; la tela, inoltre
può essere gravemente lesionata da passanti sciagurati come noi
umani, grossi insetti, uccelli ecc. Quindi i ragni riciclano il
materiale rimangiandola, in fondo sono proteine, e digerendola,
indovinate, con un set di enzimi che utilizza anche per tagliare i
fili durante la costruzione. L'archifilo, comunque, cioè il primo
filo strutturale, viene riutilzzato per costruirne una nuova.
Antichi
tessitori
cortesemente dal sito lickr.com |
Gli
araneidi – insieme a opilionidi, scorpioni, acari e numerosi altri
ordini – appartengono alla classe degli Aracnidi
(phylum degli artropodi), i primi animali a colonizzare le terre
emerse, e ne sono l'ordine più numeroso con 41.000 specie
classificate.
Strutturalmente
il loro corpo è suddiviso in due parti: prosoma anteriore e
opistosoma posteriore Possiedono un primo paio di appendici, i
cheliceri, con funzioni alimentari e di difesa, un secondo paio, i
pedipalpi con funzioni sensoriali, locomotorie, fossorie e
riproduttive. Le altre paia di appendici costituiscono sono le zampe
vere e proprie, con funzione ambulatoria.
Gli
araneidi sono un ordine molto antico, e risalgono al periodo
Devoniano, circa 400 milioni di anni fa. Si suppone che già allora
questi animali sapessero produrre dei fili di seta, ma fino a
pochissimo tempo fa le prove che i fili fossero adesivi risalivano
soltanto a 40 milioni di anni fa, riscontrati in un campione di
ambra del Baltico.
Ultimamente,
però, il dott. Zschokke dell'Università di Basilea ha segnalato su
Nature di agosto 2014 di aver identificato, in un campione di
ambra fossile libanese, un filo adesivo risalente a 130 milioni di
anni fa (Cretaceo inferiore) molto simile a quelli prodotti dai ragni
attuali, ricoperto di gocce di «colla» intrappolate nell'ambra;
ha spiegato lo studioso nell'articolo.… l'uso di fili adesivi nelle ragnatele per catturare le proprie prede fu un'innovazione determinante per i primi ragni e contribuì ampiamente al loro successo ecologico…
Vecchie
curiosità
Questo
è (anzi fu) Friularachne, un
ragno lungo meno di mezzo centimetro. Il fossile, ritrovato nei pressi di Udine, mostra appendici ambulatorie
sottili, cheliceri relativamente grandi e robusti e pedipalpi che permettono di identificarlo come
maschio adulto. Friularachne
viveva nelle isole di un mare tropicale poco profondo che copriva il
Friuli 215 milioni di anni fa.
Questa,
invece è (riportata sul sito dell'Ansa) una sorta di «istantanea»
intrappolata in una goccia di ambra ritrovata nel Myanmar. Il ragno,
un giovane maschio, sta cacciando una piccola vespa parassita.
L'intera scena risale a circa 100 milioni di anni fa ed è
contemporaneamente la più antica scena di caccia di un ragno e la
più antica dimostrazione di un comportamento sociale di un
araneide, in quanto la resina ha intrappolato anche i resti di un
secondo ragno che condivideva la medesima tela. Questo comportamento
è oggi molto raro ma praticato da alcune specie.
Il
reperto è particolarmente interessante anche perché contiene 15
filamenti intatti di seta.
Esageriamo
Con
quest'ultima segnalazione metterò alla prova il coraggio degli
aracnofobi, che comunque non devono preoccuparsi: gli avvistamenti di
questo genere sono rari e lontani.
Nell'agosto 2007 nella riserva naturale del lago Tawakoni, in Texas, i visitatori hanno scoperto un'enorme e intricata tela di ragno larga 180 metri. La ragnatela copriva alberi alti anche cinque metri ed era talmente fitta che le piante presentavano una vistosa defogliazione dovuta all'impossibilità di ricevere luce solare sufficiente a svolgere la fotosintesi.
Nell'agosto 2007 nella riserva naturale del lago Tawakoni, in Texas, i visitatori hanno scoperto un'enorme e intricata tela di ragno larga 180 metri. La ragnatela copriva alberi alti anche cinque metri ed era talmente fitta che le piante presentavano una vistosa defogliazione dovuta all'impossibilità di ricevere luce solare sufficiente a svolgere la fotosintesi.
Alcuni
degli entomologi accorsi a studiare il fenomeno hanno supposto che
la ragnatela fosse stata costruita da una comunità composta di varie
specie di ragni «sociali», capaci di collaborare, ma è più
probabile che la megatela sia stata un frutto del caso e delle
abbondanti piogge primaverili: al termine della stagione, le acque
si sarebbero ritirate mentre la temperatura media della zona
aumentava, trasformandola in un perfetto habitat per zanzare e
altri insetti. Richiamati da tanto ben di dio i ragni di varie specie
hanno cominciato a costruire ragnatele separate ma sempre più vicine
fino a confluire in una tela gigantesca.
Avvistamenti
simili sono avvenuti anche in Pakistan e potrebbero avere il medesimo
genere di spiegazione.
E per (quasi) finire, segnalo un sito davvero interessante e ricchissimo di materiali e informazioni.
Occhio, aracnofobi, qui i ragni si vedono proprio da vicino!
Aracnofilia - Centro
Studi sugli Aracnidi www.aracnofilia.org"
Ma se proprio non vi bastasse ancora, date un'occhiata qui!
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