giovedì 29 agosto 2019

Le storie dei Nuovi

Ma cosa scrivi?

Io lavoro usando le parole, lo faccio da sempre. Prima studiavo usando le parole, come tutti. Poi, però, per  più di quarant'anni ho insegnato - matematica e scienze - usando milioni di parole e nei momenti migliori ho avuto la fortuna di riuscire a creare, insieme ai miei studenti, una comunicazione a doppio canale, invece di una semplice "lezione". Nel tempo libero, ho usato le parole per divertimento: questo blog, abbandonato da tre anni, ne è una testimonianza. 
Però io scrivo anche storie. Non sempre, ma spesso, storie di fantascienza. Che quasi inevitabilmente, hanno cominciato a comporre uno scenario comune, anche per i motivi che spiegherò fra poche righe. Come lettore non amo i cicli, temo la delusione del sequel e le ripetizioni, quindi non sono partita con un progetto ampio e delineato, ho semplicemente utilizzato alcuni espedienti già collaudati e, talvolta, dato una seconda occasione a personaggi che, in un racconto precedente, si erano rivelati più intensi del previsto e ancora ricchi di potenziale. 
Ora mi sembra il momento giusto per tirar le fila, o meglio, per intrecciare i tanti fili che ho lasciato pendere qua e là e per tappare qualche buco. Potrei farlo in privato, aprendo sul PC un nuova cartella in cui infilare tutto il "paratesto" già prodotto. Ne ho già quattro, però,  zeppe di sottocartelle. È una faccenda noiosa, le cose infilate là dentro spariscono in una parvenza di ordine che maschera la pigrizia. 
La scrittura dell'introduzione all'edizione cartacea di Isola di passaggio (CS_Libri, 2019) mi ha dato un'idea: rendere le informazioni basilari del mio scenario accessibili ai pochi che hanno letto i racconti contenuti nel volume e ai molti che non li hanno letti. Un modo diverso di ordinare le mie idee e un vincolo contro la pigrizia.



Introduzione a Isola di passaggio

Le storie della Nuova Umanità, (in breve dei Nuovi), non sono parte di un ciclo, piuttosto di uno scenario comune esteso nel tempo e nello spazio. Ho scritto alcuni racconti – e un paio di romanzi non ancora terminati – in tempi molto lunghi e senza seguire un ordine cronologico, con personaggi che talvolta ritornano ma più spesso sono differenti e vivono a decenni, talvolta secoli, di distanza. Alcuni vengono ricordati nel futuro come figure quasi mitiche che hanno lasciato il loro nome a pratiche, luoghi, tecnologie.
Tuttavia, come sa chi scrive e chi legge fantascienza, alcuni problemi di grande peso (primo fra tutti quello del viaggio nello spazio) si ripropongono nelle varie storie, quindi è più conveniente risolverli, almeno per sommi capi, una volta per tutte. In astrofisica non sono una perfezionista, mi basta non scrivere grosse sciocchezze e potermi concentrare sui personaggi e su alcune questioni biologiche e geologiche che, data la mia preparazione, trovo più appassionanti. Quindi, chi cerca temi innovativi sui viaggi nel tempo, i buchi neri e così via, posi pure questo volume.
Gli altri, spero che si accontenteranno di velocità sub-luce all’interno dei sistemi solari e wormhole individuatidagli umani ma NON generati da loro. 
I miei umani del futuro per imboccarne uno devono raggiungere una frazione significativa della velocità luce e chiamano, anzi chiameranno, questa esperienza andare al Nero.
Le origini di questo scenario sono qui e ora, nel nostro presente economicamente post-globalizzato e socialmente intollerante, assediato dai mutamenti climatici e dai conflitti. Un presente nel quale chi si spintona per mangiare i piatti di uno chef stellato e chi si augura semplicemente di riuscire a mangiare, vive in mondi paralleli e lontani, entrambi lontanissimi dal mondo esclusivo dove poche decine di umaniinsieme possiedono più del 50% della ricchezza disponibile.
Le vicende dei Nuovi cominciano appena oltre il presente: i due primi racconti di questa antologia sono ambientati poco prima del 2100, entro la Cintura degli asteroidi, mentre l’ecosistema Terra collassa sempre più velocemente. Il romanzo breve Isola di Passaggio, comincia oltre il 2100, quando contemporaneamente all’esplorazione dei mondi freddi al di là di Giove, una decina di astronavi vengono lanciate in missione esplorativa verso i sistemi solari più vicini utilizzando la propulsione sub-luce e l’effetto fionda. Sono gli anni della Sciamatura.
Coordinate spazio-temporali più precise non sono necessarie, i mondi della Nuova Umanità fanno parte di un universo speculativo che mi auguro non sia quello che attende i nostri figli e nipoti. Come tutti i futuri della fantascienza, anche questo deve restare abbastanza indefinito da consentire esplorazioni narrative collaterali.
Chi gradisse maggiore precisione può consultare la mappa inserita alla fine di queste poche pagine.

Torniamo alla fine del xxi secolo; il processo di colonizzazione, al quale collaborano numerosi Paesi, è diretto dal BEM (Bureau of External Mankind), un'emanazione delle Nuove Nazioni Unite (ONNU) incaricata di garantire la salvaguardia dei coloni, difendere i loro diritti ed evitarne lo sfruttamento. Disponendo di pochi mezzi economici, il BEM appalta i suoi compiti a enti privati che fanno capo a Multinazionali.
Accantonati i troppo costosi e troppo lunghi progetti di terraformazione del Pianeta Rosso, la prima Cupola Marziana, nata con scopi scientifici, diviene prevedibilmente un piccolo mondo autosufficiente base permanente per lo sfruttamento del pianeta e degli asteroidi maggiori. A seguire l’individuazione e lo scavo di alcuni piccoli asteroidi anomali ricchissimi di metalli rari, che vengono ricollocati, cioè messi in grado di ospitare temporaneamente i coloni. Questi piccoli mondi temporanei, su decisione dell’ONNU, vengono battezzati con il cognome di un Premio Nobel per la Pace: rispettivamente Desmond Tutu, Rigoberta Menchù-Tum e Shrin Ebadi.


I Nuovi sono i migranti del xxii secolo, un gruppo molto variegato, diviso in due grandi categorie: i Semplici (altrove li chiamerò Regolari) e i Talenti. I primi sono persone in cerca di nuove occasioni e scopi, gli altri sono un'umanità diversa.
I Piccoli Talenti sono individui abbastanza simili a noi ma con una marcia in più: empatici preziosi in mondi coloniali affollati e pieni di tensioni, rapidi dotati di tempi di reazione più brevi dei regolari e capaci di prevedere lo sviluppo nel tempo e nello spazio di più azioni contemporanee, pastori orientati a salvaguardare il benessere di un gruppo di persone, lemuri in grado di vivere senza difficoltà in ambienti a gravità ridotta, claustrofobici e poco illuminati evitando decalcificazione ossea e depressione
Accanto ai Piccoli Talenti dall’aspetto e dal comportamento «regolare», migra nelle colonie spaziali un piccolo numero di individui dal profilo genetico fortemente alterato: i Grandi Talenti, comunemente definiti gli Strani, spesso portatori di handicap psicofisici, inadatti a vivere su Terra ma forniti di caratteristiche che, opportunamente stabilizzate da interventi chirurgici, li rendono particolarmente adatti al lavoro nei siti minerari, come le mummie, ipovedenti autistici con olfatto e tatto ipersviluppati, rochi, dall’udito che si estende molto oltre le capacità umane e oscuri, varianti rarissime dai talenti misteriosi che trascorrono il loro tempo, a bassa temperature e al buio, interfacciati ai server quantistici di nuova generazione.
L’origine degli Strani – ufficialmente attribuita ad alterazioni genetiche prodotte dall’accumulo di scorie radioattive e di rifiuti tossici nelle zone più povere di Terra, tra la fine del xx e la metà del xxi secolo – è oggetto di polemiche e resistenze da parte della Lega dei Semplici, intimorita dalla possibile deriva sociale e genetica dei Nuovi ed eticamente contraria allo sfruttamento degli Strani. Non mancano gruppi più radicali, convinti che il BEM abbia creato gli Strani in laboratorio per farne schiavi genetici privi di tutela.
I talenti degli Strani li rendono nettamente distinguibili dai Regolari e, non di rado, soggetti a disturbi psicofisici che complicano il loro inserimento nella società terrestre. Per evitare la loro discriminazione, il BEM ne favorisce l’immigrazione nelle colonie dove potranno mettere a frutto le loro preziose peculiarità a beneficio di tutti. Un modo raffinato e definitivo per aiutare i Grandi Talenti «a casa loro».
I difficili rapporti con la madrepatria e con le Consociate cui sono appaltati servizi e attività minerarie rendono necessaria la continua rinegoziazione delle condizioni di ingaggio: i diritti umani, a maggior ragione quelli dei Nuovi Umani, non sono mai conquistati una volta per tutte, vivere là fuori richiede una buona dose di immaginazione per risolvere situazioni nuove e impreviste e per imparare a essere diversamente umani.



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